Missione Güssing, ovvero fare impresa a emissioni zero E vivere più felici

Quando si parla di petrolio, ad esempio, si pensa all'inquinamento, a pericolose cisterne, a benzina sempre troppo cara. Quando si parla di produzione industriale, vengono in mente ciminiere, fumi e cieli sempre più grigi. Eppure, però, negli ultimi anni le cose sono cambiate e il matrimonio tra sostenibilità e lavoro è diventato possibile. Anzi, l'unica scelta possibile per le aziende, pena la perdita di immagine nei confronti dei consumatori.
Per questo, ad esempio, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha posto la questione verde ai primi posti della sua agenda del secondo mandato, nominando Gina McCarthy, una donna con una lunga esperienza sulle regolamentazioni ambientali (specialmente sulla qualità dell'aria) a capo dell'Epa, appunto l'ente Usa di protezione dell'ambiente. E come segretario per l'Energia Ernest J. Moniz, analista di ingegneria energetica e fisica al Massachusetts Institute of Technology. Due esperienze diverse per un'unica missione.
In Italia non ci sono solo i casi Ilva agli onori delle cronache: il simbolo può essere un'imprenditrice donna, premiata quest'anno con la «Mimosa d'Oro». Si chiama Daniela Ducato, titolare della Casa Verde Co2.0, il distretto di filiera che realizza materiali eccellenti pluripremiati (edilana, edilatte, ortolana, editerra), ma che ha dato vita anche a un protocollo che impegna gli imprenditori a nuove regole nel campo della sostenibilità. Perché questo è il tema: maggio responsabilità ambientale ma anche più attenzione a luoghi di lavoro e al rispetto delle persone che producono.
Così, spulciando le carte, ci si accorge che dietro al marchio di alcune imprese c'è non solo profitto ma anche molta ricerca e serietà. Aziende, dalle più piccole alle multinazionali, che si ispirano a principi come correttezza e trasparenza nelle attività in cui operano. Con gli obbiettivi di riduzione progressiva delle emissioni di gas serra e della mitigazione dei rischi connessi al cambiamento climatico. In fatto di ricerca tra le iniziative che contano, spiccano la riduzione delle emissioni inquinanti; la riduzione dei prelievi idrici di acqua dolce; la realizzazione di assessment sulla tutela degli ecosistemi e della biodiversità. Fino a raggiungere l'obbiettivo finale delle «emissioni zero» che, partito dal Giappone, si sta estendendo in tutti i Paesi del mondo. La Microsoft, la grande azienda tecnologica americana, ha annunciato nel 2012 un piano in tre fasi per essere efficienti, verdi e responsabili. E quindi: riduzione del costo energetico dei data center e centralizzazione dei consumi energetici, utilizzo massiccio di fonti rinnovabili, sanzioni alle sedi sparse in olti 100 Paesi del mondo proporzionate al mancato rispetto della politica ambientale.
In Italia ancora molti passi devono essere fatti per la lotta contro l'anidride carbonica, così come per il benessere dei lavoratori. Anche se sono sempre più le aziende che cominciano a riqualificarsi per offrire un ambiente più produttivo e meno inquinante. Il miraggio, ovvero il punto d'arrivo per una politica davvero verde, si chiama Güssing, una piccola città austriaca ai confini con l'Ungheria, nella quale vive il sogno di Rheinard Koch. Lui, ex nazionale di basket e ora ingegnere, ha trasformato il suo paese natale in un centro dove tutto viene prodotto e riciclato con quello che che la natura circostante mette a disposizione: sole, legno, mais, grassi vegetali, rifiuti. Con tutto questo a Güssing si trasformano in riscaldamento, elettricità, gas e carburante per le auto. E per questo, mentre agli inizi degli Anni Novanta sette cittadini su 10 se ne andavano dal paese in cerca di lavoro, nell'ultimo decennio sono nate più 60 aziende per un totale di 1.200 posti. Intorno ci sono otto impianti che producono 22 megawattora di energia l'anno, e di questi 8 megawatt vengono rivenduti. Sono soldi, insomma, per un progetto che il mondo ora rincorre. Ma che alcune grandi aziende - anche in Italia - hanno capito e sviluppato per una politica ambientale rigorosa.

E per far sì che sostenibilità sia la parola d'ordine, più che del futuro, del nostro presente.

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