Insultata su Internet, diffamata tramite Google, la modella canadese Liskula Cohen ha cercato e trovato giustizia in un tribunale americano. Colpendo e affondando Google in aula.
È un precedente che farà giurisprudenza quello che riguarda Liskula, la trentasettenne residente a New York, che ha vinto la battaglia legale contro il gigante di Mountain View, costringendolo a svelare lidentità di un blogger che la insultava utilizzando una piattaforma del noto motore di ricerca.
La sentenza della Corte suprema di New York implica che i blog non sono più il regno dellanonimato. Nellagosto 2008 Liskula - che è tra laltro apparsa in copertina su Vogue ed Elle - era stata diffamata sul blog «Skanks in New York City» («strappone di New York»), che ne pubblicava alcune foto osé con commenti tipo: «Forse era sexy dieci anni fa», «psicotica, bugiarda, puttana», «la disperazione trapela dalla sua anima, sempre che ne abbia una». Infuriata, la Cohen si era rivolta al tribunale di New York per chiedere a Google, proprietario della piattaforma Blogger.com che ospitava il blog in questione, di smascherare il detrattore. «Se qualcuno ti attacca per strada tu non lo lasci andare come se niente fosse, come potevo ignorarlo?», ha spiegato la top model in unintervista a «Good Morning America». Google non ne voleva sapere di rivelare lidentità dellanonimo disturbatore. Glielo ha imposto adesso la sentenza del giudice Joan Madden: «La protezione del diritto di comunicare anonimamente devessere bilanciata dallesigenza di assicurare che le persone che scelgono di abusare di questo mezzo possano rispondere di una trasgressione», ha spiegato il magistrato.
Attraverso lindirizzo Ip (il codice numerico che identifica ogni pc connesso a Internet), Google ha quindi individuato lautore di quei post infamanti, fornendone anche le-mail. Si è così scoperto che si trattava di una conoscente della Cohen, «una che mi trovavo sempre tra i piedi al ristorante o alle feste», ha ricostruito la modella.
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