Tutto è nato da un moto di ribellione. La ribellione di chi, amante del patrimonio di arte e cultura tipico della tradizione orologiaia svizzera, a un certo punto della sua vita lo ha visto in pericolo, minacciato dalla necessità di scendere a compromessi con il moderno mercato di massa. È di fronte a questo trend, che rischiava di azzerare una vocazione artigiana vecchia di secoli, che nel 1976 Mario Boiocchi ha deciso di reagire, creando il marchio Paul Picot. La passione per gli orologi, daltronde, lo accompagnava fin dallinizio degli anni 50 quando, non ancora ventenne, si era trasferito da Milano a Valenza Po per affiancare lo zio, allepoca distributore per lItalia dei modelli Levrette. Con lui cera il fratello Roberto, insieme al quale nei primi anni 70 rileverà lazienda di famiglia.
E sono ancora uniti, i due fratelli, al momento di dare vita alla Brm (Boiocchi Roberto Mario, ndr), la società che ancora oggi distribuisce nel nostro Paese gli orologi Paul Picot. Un marchio, questultimo, che nelle intenzioni del creatore doveva esprimere fin dal nome la sua filosofia: Picot, infatti, era un artigiano svizzero che, ben prima dellavvento della produzione industriale, aveva disegnato, rifinito, decorato, smaltato e assemblato interamente a mano il suo orologio. Poi lo aveva firmato, così da trasmettere il suo ricordo ai posteri. Questo, secondo Boiocchi, era lo spirito della vera orologeria. E questo, con il suo lavoro, avrebbe cercato di preservare.
Da allora, la storia di Paul Picot è stata un susseguirsi di modelli esclusivi, quasi sempre capaci di trasformarsi in altrettanti successi: dai classici orologi in oro degli esordi, con quadrante in pietra naturale, ai sofisticati cronografi meccanici dei primi anni 80.
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