Modelli esclusivi che rispettano la vocazione originaria

Tutto è nato da un moto di ribellione. La ribellione di chi, amante del patrimonio di arte e cultura tipico della tradizione orologiaia svizzera, a un certo punto della sua vita lo ha visto in pericolo, minacciato dalla necessità di scendere a compromessi con il moderno mercato di massa. È di fronte a questo trend, che rischiava di azzerare una vocazione artigiana vecchia di secoli, che nel 1976 Mario Boiocchi ha deciso di reagire, creando il marchio Paul Picot. La passione per gli orologi, d’altronde, lo accompagnava fin dall’inizio degli anni ’50 quando, non ancora ventenne, si era trasferito da Milano a Valenza Po per affiancare lo zio, all’epoca distributore per l’Italia dei modelli Levrette. Con lui c’era il fratello Roberto, insieme al quale nei primi anni ’70 rileverà l’azienda di famiglia.
E sono ancora uniti, i due fratelli, al momento di dare vita alla Brm (Boiocchi Roberto Mario, ndr), la società che ancora oggi distribuisce nel nostro Paese gli orologi Paul Picot. Un marchio, quest’ultimo, che nelle intenzioni del creatore doveva esprimere fin dal nome la sua filosofia: Picot, infatti, era un artigiano svizzero che, ben prima dell’avvento della produzione industriale, aveva disegnato, rifinito, decorato, smaltato e assemblato interamente a mano il suo orologio. Poi lo aveva firmato, così da trasmettere il suo ricordo ai posteri. Questo, secondo Boiocchi, era lo spirito della vera orologeria. E questo, con il suo lavoro, avrebbe cercato di preservare.
Da allora, la storia di Paul Picot è stata un susseguirsi di modelli esclusivi, quasi sempre capaci di trasformarsi in altrettanti successi: dai classici orologi in oro degli esordi, con quadrante in pietra naturale, ai sofisticati cronografi meccanici dei primi anni ’80.

È poi toccato al Mediterranée, sportivo-elegante capace di vendere oltre 10mila esemplari, e ai prodotti ispirati all’immagine vincente dei motoscafi da off-shore con i quali la maison ha gareggiato fino al 1993: U’Boot, Chronographe, Telemeter... Intanto, nel 1991, Brm aveva ceduto il marchio alla società svizzera Paul Picot S.a., segnando così l’inizio dell'espansione sui mercati mondiali. Senza mai perdere di vista, però, la vocazione originaria.

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