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Ancora scontri a Gerusalemme Est. E l'Arabia Saudita alza la voce

Dopo il blocco alla Spianata delle moschee non si placano le violenze. Riad a Israele: "Fermate l'aggressione ad Al Aqsa"

Ancora scontri a Gerusalemme Est. E l'Arabia Saudita alza la voce

Dopo le azioni intraprese nei giorni scorsi dalle forze israeliane sulla Spianata delle moschee, a Gerusalemme, terzo luogo santo per l’islam dopo Mecca e Medina (Arabia Saudita), vanno avanti le proteste a Gerusalemme e nei territori palestinesi. Nel rione di Armon ha-Natziv (Gerusalemme est), tre poliziotti sono rimasti feriti da una bottiglia incendiaria. Il veicolo su cui viaggiavano è stato preso di mira e danneggiato da alcuni palestinesi. Nessun agente è rimasto ferito da colpi da sparo, com'era stato detto in un primo momento.

Le autorità israeliane hanno posto dei limiti d'accesso per i musulmani alla Spianata delle moschee: possono entrare solo gli uomini con più di 40 anni. La rabbia ha generato scontri poco dopo mezzogiorno ora locale (le 11 in Italia), vicino alla porta di Damasco, uno degli ingressi alla città vecchia. Numerosi palestinesi hanno lanciato pietre contro i poliziotti israeliani. Intanto Hamas aveva proclamato, proprio per oggi, una "giornata della rabbia" visti i disordini degli ultimi giorni nella Spianata.

Scontri tra manifestanti palestinesi e forze dell'ordine israeliane anche a Ras el-Amud, sul monte Scopus, nel campo profughi di Shuafat e al valico di Qalandya, in direzione di Ramallah. In Cisgiordania sono stati organizzati "cortei di solidarietà" alla moschea al-Aqsa in diverse località: Betlemme, Tulkarem, Ramallah, Nablus e Hebron. In quest'ultima città l’esercito israeliano ha disperso i dimostranti con i gas lacrimogeni. Altri incidenti sono segnalati a Beit Umar (Hebron) e a Silwad (Ramallah).

Secondo l’agenzia palestinese Maan sarebbero "decine" i feriti palestinesi durante gli scontri in Cisgiordania: tre di questi sono stati colpiti da pallottole di gomma ricoperte di acciaio al check point di Qalandiya.

Diplomazie a lavoro

L’Arabia Saudita esprime biasimo e disapprovazione per quelle che Riad definisce "le violazioni commesse dalle forze di occupazione israeliana presso il luogo sacro della Moschea di Al Aqsa" e attribuisce a Israele "la piena responsabilità di ogni conseguenza derivante da tale illegittimo atto di ostilità". Come scrive il portale di notizie saudita Arab News, in precedenza il re saudita Salman aveva telefonicamente espresso la propria preoccupazione al presidente americano Barack Obama, al russo Vladimir Putin, al premier britannico David Cameron, al presidente francese François Hollande e al segretario generale dell’Onu Ban ki-moon.

In un comunicato diffuso oggi dalle ambasciate saudite nel mondo si legge che "l’aggressione (israeliana) contribuisce ad alimentare l’estremismo e la violenza; va contro tutti i princìpi, le leggi e le norme di diritto internazionale; vìola in maniera
inconfutabile la sacralità delle religioni; non tiene in considerazione la sensibilità spirituale di oltre un miliardo di musulmani".

Al Sisi ad Abu Mazen: Gerusalemme Est sarà capitale Palestina

La crisi di al-Aqsa è stata al centro di un colloquio tra il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Mahmoud Abbas (Abu Mazen). Lo scrive il sito del quotidiano Al-Ahram, precisando che al-Sisi ha ribadito il proprio sostegno ad Abbas e al popolo palestinese, aggiungendo che l’Egitto "guarda a un tempo futuro in cui Gerusalemme Est sarà la capitale della Palestina". Il presidente egiziano - si legge in una nota citata dal giornale - ha dichiarato di seguire da vicino gli "spiacevoli eventi" che hanno avuto luogo ad al-Aqsa, dove nei giorni scorsi ci sono stati scontri tra forze di sicurezza israeliane e palestinesi.

La questione è stata affrontata anche dal ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, nel corso di un colloquio con il suo omologo britannico, Philip Hammond.

"Gli attacchi israeliani" alla moschea, ha affermato Shoukry, "riducono le possibilità di ripresa del colloqui di pace tra palestinesi e israeliani".

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