Berlino: attiviste anti gender linciate e minacciate di morte

In Germania va in scena uno spettacolo teatrale che prende di mira personalmente quattro note attiviste pro-family. Già non si contano le minacce e le aggressioni contro chiunque osi parlare contro le teorie di genere

Berlino: attiviste anti gender linciate e minacciate di morte

C'è uno spettacolo teatrale che va in scena a Berlino e che fa paura. Non solo perché il titolo della pièce, in inglese, è proprio FEAR, "paura". Ma anche per i suoi contenuti, e questo è profondamente sbagliato perché un'espressione artistica non dovrebbe fare mai paura, sopratutto se l'intento è, almeno sulla carta, satirico.

Sul sito del teatro, lo spettacolo è presentato come un invito a riflettere sull'ascesa dei populismi di destra in Europa, sul fenomeno dei "conversatorismi evocati per discriminare ed emarginare socialmente". La difesa del matrimonio e della famiglia tradizionali, naturalmente, è la prima arma che viene attribuita a questa lotta.

Lo spettacolo ha per protagoniste quattro note attiviste nella lotta contro la diffusione delle teorie di genere - o l'ideologia gender, come loro stesse preferiscono chiamarla. Riportiamo i loro nomi: Birgit Kelle, Gabriele Kuby, Hedwig von Bevoerfoerde, Beatrix von Storch e Frauke Petry. Gli attori indossano foto con i loro volti e si aggirano per il palcoscenico con le movenze di zombie pieni d'odio ed aggressivi. Al pubblico verrebbero forniti addirittura gli indirizzi delle loro abitazioni private.

"Stiamo cercando di ottenere il copione completo - denuncia Gabriele Kuby, sociologa e nota attivista cattolica anti-gender - ma alcuni testimoni che hanno visto lo spettacolo hanno riferito di frasi espressamente violente come: 'Sparate in faccia agli zombie, perché solo così saranno veramente morti'."

Una settimana dopo la première, andata in scena nella capitale tedesca il 14 ottobre, la macchina di un'altra delle donne prese di mira, l'europarlamentare Beatrix Von Storch, è stata data alle fiamme. Altri sette giorni e nel mirino finiva Hedwig von Beverfoerde, a cui venivano bruciati la macchina e un magazzino dell'azienda di famiglia. L'azione è stata poi rivendicata da anonimi in una lettera con cui si spiegava l'ovvio: la politica è stata attaccata per il suo impegno ad organizzare, a Stoccarda, regolari manifestazioni di protesta contro l'inserimento sempre più aggressivo delle teorie di genere nei programmi scolastici. Indiziati per il rogo sarebbero alcuni esponenti delle frange antagoniste.

Il filosofo e blogger cattolico Josef Bordat, che aveva dato notizia di questi episodi, è stato minacciato di morte ed ha dovuto chiudere il proprio blog temendo per la propria incolumità fisica.

"Da tempo in Germania chiunque osi opporsi al pensiero unico dilagante - denuncia Birgit Kelle al Giornale.it- subisce minacce di ogni tipo. Io stessa sono una delle scrittrici impegnate contro il gender più note della Germania, grazie al mio libro "Gendergaga". Mi attaccano ogni giorno e quel che è peggio è che cercano di liquidare ogni posizione critica con l'accusa più infamante: quella di filo-nazismo. Ultimamente la polizia deve intervenire ai miei discorsi per proteggermi dagli attivisti di sinistra che cercano regolarmente di disturbarmi."

Su internet è già stata lanciata una petizione per chiedere la sospensione di "Fear" e la cessazione di minacce e violenze contro chi si oppone all'introduzione delle teorie di genere nelle scuole.

Per tentare di opporsi al linciaggio mediatico - e purtroppo anche materiale - a cui viene sottoposto chi, nella Germania del 2015, prova a dissentire da quello che Papa Francesco chiama il "pensiero unico".

@giovannimasini

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