L'emergenza coronavirus non placa la "guerra ibrida" fra i Paesi occidentali e la Federazione Russa. Nella giornata di ieri, il portavoce della Commissione europea, Peter Stano, ha accusato la Russia di diffondere fake news sul coronavirus per destabilizzare l'Unione europea: "Dall'inizio della diffusione di coronavirus - ha affermato -abbiamo notato un aumento del numero di campagna di disinformazione e bugie sul coronavirus", ha detto. "Abbiamo notato che queste arrivano da fuori l'Unione europea, anche dalla Russia o da provider che hanno sede in Russia o da fonti filo-Cremlino", ha aggiunto. Stano si riferisce al rapporto pubblicato dal Financial Times circolato nelle scorse ore redatto dall'European External Action Service, l’agenzia diplomatica dell’Unione Europea, il quale sostiene che la Russia stia diffondendo notizie false sul coronavirus in Europa. Accuse a cui ha immediatamente replicato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov che parla di "ossessione russofoba dell'Occidente".
Russia, "giallo" sui numeri del contagio
Molti in occidente s'interrogano inoltre sui reali numeri della Federazione Russa sul coronavirus e se corrispondano alla realtà o siano sottostimati (non che in un Paese come la Germania i numeri non vengano volutamente manipolati). Come nota il Corriere della Sera, il Paese più grande del mondo che ha con la Cina una frontiera terrestre di 4.200 km, aveva fino a lunedì sera solo 93 infettati, con nessun decesso registrato. Poi si è passati a 114 martedì e a 147 ieri. Prendendo per buoni i dati ufficiali, una possibile spiegazione sul numero così basso di contagi può esserci suggerito dalla demografia del Paese: la densità nel Paese è di 9 persone per chilometro quadrato, una delle densità più basse al mondo. Anche se il dubbio che i numeri possano essere sottostimati, soprattutto per ciò che riguarda la capitale, è lecito.
Come ha spiegato in un'intervista rilasciata a Tgcom24 il professor Igor Pellicciari, docente di Russian History and Politics alla LUISS e all’Università di Urbino, "in Russia c'è un diffuso timore a livello popolare che il virus sia già arrivato in maniera più consistente di quello che viene ufficialmente comunicato. E se ciò non è ancora avvenuto, arriverà da qui a poco, c'è un clima da tensione prima della tempesta" ha spiegato. "Qualora ci fossero dei dati, verrebbero centellinati attentamente: la grande fragilità della Russia è nella sua disomogeneità demografica per cui certe zone urbane sono immensamente popolate rispetto ad altre zone del Paese. Atteggiamenti di panico potrebbero portare fuori controllo".
Nelle scorse ore è arrivata la conferma anche della prima morte: si tratta di un'anziana ricoverata presso l'ospedale di Mosca, che aveva importanti patologie pregresse. "I contatti stretti del paziente sono stati identificati e sottoposti a osservazione medica. Nessuno di loro ha gravi sintomi della malattia", hanno spiegato le autorità sanitarie russe. Il Paese si prepara al peggio, tant'è che il presidente russo Vladimir Putin ha spiegato, rivolgendosi alle autorità locali, che "occorre essere pronti a qualsiasi tipo di scenario".
Le misure adottate in Russia per frenare l'epidemia
Il timore che il peggio debba ancora arrivare è confermato anche dalla decisione di circa 80 delle 85 entità federali di dichiarare uno stato di massima allerta sul coronavirus. Come riporta l'agenzia Tass, tre città federali - Mosca, San Pietroburgo e Sebastopoli - hanno dichiarato lo stato di allerta, così come tutte le regioni dell'Estremo Oriente: la Siberia, gli Urali, il bacino del fiume Volga, il sud e il nord-ovest del Paese. Uno stato di massima allerta significa che tutti gli eventi pubblici sono stati posticipati e il numero di persone che partecipano agli eventi autorizzati è ridotto. Inoltre, Mosca raccomanda ai propri cittadini di astenersi dal viaggiare all'estero, mentre i datori di lavoro sono obbligati a impedire al personale con possibili sintomi di malattia infettiva di recarsi al lavoro. Scuole e università sono passate all'apprendimento remoto. Per ora le autorità escludono di introdurre il coprifuoco nella capitale.
Dal primo febbraio sono stati chiusi i 4.200 chilometri della frontiera terrestre tra la Cina e la Russia. Dal 20 febbraio i cinesi non possono entrare nella Federazione russa: quelli entrati prima sono stati messi in quarantena.
Come spiega IlGiornale.it, Mosca è stato il Primo paese al mondo ad intraprendere un'iniziativa del genere. Una scelta che, col senno di poi, si è rivelata estremamente corretta e lungimirante.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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