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Libia, Renzi convoca ministri e i vertici della sicurezza

Si rincorrono le voci su un imminente attacco alle postazioni jihadiste nell'est del Paese, ma l'Italia dice no ad azioni estemporanee

Libia, Renzi convoca ministri e i vertici della sicurezza

La guerra al califfato in Libia sarebbe imminente. Secondo Sky Arabia Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti si starebbero preparando per colpire le postazioni dei circa 5 mila jihadisti che secondo le fonti libiche si trovano attualmente nel Paese, dove controllano alcuni campi petroliferi nell’est e premono verso altri importanti terminal in Cirenaica. Le indiscrezioni pubblicate da Sky Arabia sono avvalorate dall’episodio dei raid compiuti all’alba di lunedì su alcune postazioni jihadiste a Sirte, la roccaforte di Daesh in Libia. Le basi del califfato "a Sirte e nei pressi del porto petrolifero di Az-Zuwaytinah", 120 km a sud di Bengasi, come hanno confermato fonti libiche all’Ansa, sono state colpite infatti, da “veivoli non identificati”. Tobruk, il governo riconosciuto dalla comunità internazionale, ha negato di aver lanciato alcun attacco aereo, e si fa strada quindi l’ipotesi, su cui concordano alcuni esperti, che possa essersi trattato di jet occidentali. Alcuni analisti ritengono possibile, inoltre, che sia da attribuirsi a veivoli non appartenenti all’esercito libico anche un bombardamento della scorsa settimana contro un convoglio dello Stato Islamico in viaggio tra Sirte e Nawfaliya, a 20 km di distanza da Bin Jawad, uno degli ultimi centri conquistati dagli uomini di Al Baghdadi.

E mentre l’Unione Europea e le Nazioni Unite insistono nel mostrare il proprio sostegno al dialogo politico fra le parti dopo l’accordo firmato lo scorso 17 dicembre al palazzo dei congressi di Skhirat, in Marocco, come testimonia l’incontro tra Federica Mogherini e il premier libico designato Siraj, l’Italia ha rinnovato tramite il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, il suo “pieno sostegno al percorso deciso nella conferenza di Roma e all’attuazione degli accordi di Skhirat e della Risoluzione n. 2259 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”, considerate come l’unico quadro possibile in cui inserire una risposta occidentale alla presenza di Daesh sul territorio. La Farnesina ha inoltre dato appuntamento per il prossimo 19 gennaio a Roma, ai direttori politici dei Paesi che erano presenti alla conferenza sulla Libia tenutasi lo scorso 13 dicembre, sempre nella Capitale, che si incontreranno di nuovo per discutere le prossime mosse verso la stabilizzazione del Paese, sempre più preda dell’avanzata dei miliziani del califfato. Un vertice europeo a Roma sulla crisi libica era stato caldeggiato nei giorni scorsi anche dal presidente della Commissione Difesa del Senato, Nicola Latorre, il quale aveva chiesto in un’intervista al Corriere della Sera, che una riunione d’urgenza per progredire con “una nuova fase dell’iniziativa politica in Libia” fosse necessaria.

Nella mattinata di martedì, inoltre, come riferisce una nota di Palazzo Chigi, il premier Renzi ha convocato una riunione al vertice per fare “un giro di orizzonte sui temi della sicurezza e della situazione libica”. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, quello dell'Interno Angelino Alfano, quello della Difesa Roberta Pinotti e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Marco Minniti, hanno discusso con il premier della situazione in Libia. Alla riunione, si legge nella nota, erano presenti anche i vertici militari e della polizia, con “il Capo di stato maggiore della Difesa, Claudio Graziano, il Direttore del Dis, Giampiero Massolo, e il Capo della Polizia, Alessandro Pansa”.

Sulla necessità di “evitare iniziative estemporanee da parte di singoli Paesi” come fu nel 2011, e delle quali Sky Arabia ha profilato l’eventualità, si è pronunciato ancora una volta il presidente della commissione Difesa del Senato, Latorre, intervenendo nella mattinata di martedì in un convegno organizzato dal Centro Studi internazionali. La Libia, secondo il senatore, è “sempre più cruciale, non solo per l’Italia”. Daesh infatti si sta concentrando proprio su questo Paese e l’ha scelto come “obiettivo forte” e, ha dichiarato il presidente della commissione Difesa, “quando pochi giorni fa il Califfo ha chiamato i combattenti a raggiungere quel Paese mi ha ricordato quando pochi anni fa vennero mandati i primi combattenti nel Nord della Siria". Per questo, secondo Latorre c’è bisogno di un “salto di qualità” nella risposta italiana alla crisi.

Favorevole ad un rapido intervento militare in Libia è, invece, il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, che in un tweet si è chiesto: "che cosa dobbiamo ancora aspettare per usare la forza contro l'Isis in Libia e in Siria?".

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