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L'Spd esulta: espulso definitivamente il suo esponente anti-islam Thilo Sarrazin

Mentre l’Spd canta vittoria per la cacciata di Sarrazin, quest’ultimo annuncia un nuovo ricorso, stavolta presso il Tribunale costituzionale

L'Spd esulta: espulso definitivamente il suo esponente anti-islam Thilo Sarrazin

Il partito socialdemocratico tedesco è riuscito finalmente a espellere, al terzo tentativo e al termine di una battaglia legale durata circa un decennio, un suo controverso esponente, l’ultrasettantenne Thilo Sarrazin. Quest’ultimo, assessore socialdemocratico alle Finanze del Land di Berlino dal 2002 al 2009 nonché dirigente di alto livello presso la Bundesbank e la società ferroviaria nazionale Deutsche Bahn, si era attirato le ire dei vertici della sinistra tedesca per le sue prese di posizione contrarie alla linea ufficiale dell’Spd. In particolare, egli aveva causato scandalo all’interno della formazione progressista per via delle sue esternazioni anti-islam e anti-euro. L’anziano funzionario di partito ha finora ribadito le sue idee in diversi scritti sul fallimento dell'integrazione degli immigrati musulmani in Germania e sulle disfunzioni della moneta unica, venendo più volte invitato a convegni e seminari organizzati dalla formazione nazionalista AfD.

Lo scontro tra Sarrazin e gli alti papaveri socialdemocratici era cominciato nel 2009, dopo che il primo aveva tuonato pubblicamente contro determinati effetti dell’immigrazione di massa in Germania, condannando la “produzione in serie di donne velate” connessa al crescente arrivo nel Paese di migranti maomettani. In quell’anno, il primo tentativo dell’Spd di espellerlo sarebbe andato a vuoto, dato che una commissione di arbitrato avrebbe stabilito la compatibilità delle opinioni del controverso politico con le regole del partito.

Un secondo procedimento di estromissione sarebbe stato quindi avviato ai danni di Sarrazin dai massimi dirigenti della sinistra tedesca nel 2011, ossia un anno dopo che l’ex assessore berlinese aveva pubblicato il libro Deutschland schafft sich ab (La Germania si abolisce). Nel pamphlet citato, egli invocava limiti rigorosi all’ingresso di immigrati musulmani in territorio tedesco. Anche allora, il tentativo dell’Spd di espellere il suo esponente anti-islam sarebbe fallito.

La terza volta, invece, i vertici socialdemocratici di Germania sono riusciti nell’intento di cacciare lo scomodo ultrasettantenne. L’ultimo procedimento di espulsione, conclusosi con successo in questi giorni, è stato avviato lo scorso anno, su impulso della pubblicazione, nel 2018, di un nuovo incendiario libro di Sarrazin, intitolato Feindliche Übernahme: Wie der Islam den Fortschritt behindert und die Gesellschaft bedroht (Sostituzione violenta: Come l’islam danneggia il progresso e minaccia la società). In tale volume, l’autore indica come una minaccia per la democrazia e il benessere della Germania l’alto tasso di natalità che si registra abitualmente tra gli immigrati islamici. A suo dire, inoltre, l’integrazione dei migranti di credo maomettano sarebbe impossibile, rigettando però contestualmente con forza ogni accusa di razzismo o di islamofobia.

Dopo la pubblicazione di quel testo, Sarrazin sarebbe finito nuovamente nel mirino degli alti papaveri dell’Spd, che sarebbero finalmente riusciti a espellerlo dal partito e a vincere le battaglie legali promosse in sede arbitrale dal controverso politico contro il provvedimento di estromissione.

Nel dettaglio, la prima vittoria processuale riportata dai vertici socialdemocratici ai danni del ricorrente Sarrazin è arrivata a gennaio di quest’anno, quando la Commissione arbitrale del Land di Berlino ha sancito la legittimità della cacciata dal partito progressista dell’esponente anti-islam.

Il verdetto dell’istituzione berlinese è stata confermata ieri da un organo nazionale, la Commissione arbitrale federale. Quest’ultima ha convalidato in maniera definitiva l’espulsione dell’ultrasettantenne affermando che le proposte delineate dal ricorrente nel libro uscito nel 2018, tra cui quella di rimpatriare gli immigrati clandestini "con l’impiego della forza militare", sono incompatibili con i diritti umani fondamentali.

Soddisfazione per la fine delle battaglie legali che avevano finora bloccato l’allontanamento di Sarrazin dall’Spd è stata subito espressa da Lars Klingbeil, segretario generale del partito. Egli ha appunto commentato il verdetto della Commissione arbitrale federale salutandola come l’agognata conclusione del “capitolo- Thilo Sarrazin” e affermando che, da oggi in poi, l’ex assessore berlinese non potrà mai più “diffondere le sue opinioni razziste e islamofobe sfruttando il simbolo dell’Spd”. Egli ha poi precisato che il terzo tentativo di cacciare il politico dalle idee controcorrente sarebbe stato supportato da una meticolosa raccolta di prove a carico dell’ultrasettantenne.

Sarrazin ha reagito al rigetto del suo ricorso presso la Commissione arbitrale federale parlando di “verdetto preconfezionato” e denunciando di essere stato vittima di un procedimento contenzioso palesemente ingiusto.

Egli non sembra però intenzionato a deporre le armi, dato che ha annunciato di volere avanzare un ultimo ricorso, stavolta presso il Tribunale costituzionale nazionale, in merito alla sua espulsione dall’Spd.

Per adire l’organo giudiziario citato, il ricorrente dovrà dimostrare che i verdetti arbitrali a lui sfavorevoli si basano su gravi errori procedurali.

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