L'ultima contro Donald Trump: con lui più errori grammaticali

L'ondata di accuse contro Donald Trump non si placa. E adesso se ne aggiunge un'altra: l'ortografia. Secondo il Washington Post, da quando c'è lui alla Casa Bianca gli errori sono all'ordine del giorno

L'ultima contro Donald Trump: con lui più errori grammaticali

Ci mancava anche questa. La grande stampa americana, dopo aver etichettato il presidente Donald Trump con ogni genere di epiteto e dopo averlo accusato di qualsiasi fenomeno negativo presente negli Stati Uniti, adesso ha trovato un altro capo d'accusa: l'ortografia.

Ebbene sì, stando a quanto scrive il Washington Post, da quando il presidente Trump ha fatto il suo ingresso alla Casa Bianca, gli errori do ortografia sono in aumento esponenziale. Dai tweet del presidente ai comunicati stampa dei suoi uffici, è un susseguirsi di errori di battitura e di sfondoni, segno inequivocabile del nuovo corso della presidenza Usa. Perché ovviamente i funzionari che scrivono i testi ufficiali e le dichiarazioni, commettono errori perché li fa anche il presidente.

Dalle colonne del Washington Post, si può notare una lunga serie di errori nei tweet del presidente. Errori di battitura, nella maggior parte dei casi, ma che per la stampa mainstream diventano immediatamente giudizi contro la presidenza. Intendiamoci, la grammatica è importante. E un capo di Stato, così come ogni cittadino, deve conoscerne le regole. Ma possono essere gli errori di battitura su internet un capo d'accusa contro un presidente degli Stati Uniti?

Evidentemente sì, specie se il presidente è Donald Trump, da sempre considerati dai media americani come il simbolo dell'ignoranza e il simbolo perfetto di un elettorato costantemente definito come ignorante e, nel migliore dei casi, poco colto. Ma i costanti piccoli errori, scrive il Wp, sono diventati "simbolici dei maggiori problemi con lo stile gestionale di Trump, in particolare la sua mancanza di attenzione ai dettagli e la spensieratezza con cui prende decisioni politiche". Insomma, anche in questo si valuta una presidenza.

Il giornale di Washington rende poi omaggio al precedente inquilino della Casa Bianca, Barack Obama, che (ovviamente) non faceva errori grammaticali quando usava Twitter, né li facevano i suoi

collaboratori. Certo, gli errori politici non si faticano a contare, ma evidentemente per i media mainstream, quello che conta è l'apparenza. Un tweet con un errore già basta per indicare una presidenza approssimativa e sciatta.

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