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Il piano dell'Onu per fermare l'Isis in Libia

Drammatica riunione a New York. L’inviato León: accordo possibile fra le fazioni. Ma l’ambasciatore a Tobruk: Londra fa il gioco dei “terroristi”

Il piano dell'Onu per fermare l'Isis in Libia

"Non ci sono dubbi che i gruppi terroristici come l'Isis giocano sulle divisioni politiche in Libia per rafforzare la propria presenza sul terreno": lo ha detto l'inviato speciale Onu in Libia, Bernardino León, intervenendo al Consiglio di Sicurezza in conference call. Il dialogo che riprende in Marocco è "tra libici e libici" e l'Onu "ha solo il ruolo di facilitatore", ha detto, aggiungendo di non nascondersi che i negoziati sono una "sfida enorme", soprattutto sul fronte sicurezza. L'Onu prova a stringere i tempi per affrontare l'emergenza in Libia. Leon ha aggiunto di aver ribadito questo concetto alle parti libiche che hanno accettato di tornare domani al tavolo del negoziato. "Non nascondo che ci sono sfide enormi per i negoziati in Libia, innanzitutto sul fronte della sicurezza per cui bisogna fare di più" ha aggiunto Leon che ha lanciato un appello alle autorità libiche a prendere tutte le misure possibili per migliorare la situazione della sicurezza. "La situazione in Libia si sta deteriorando rapidamente, il Paese non può più affrontare una crisi politica": lo ha detto Leon. "I leader del Paese devono agire velocemente", ha aggiunto precisando che "saranno necessari compromessi e decisioni difficili".

E a quanto pare l'Onu avrebbe preparato un piano d'emergenza per bloccare l'avanzata dell'Isis. Tra le misure sul tavolo ci sono il blocco marittimo, le sanzioni individuali e il congelamento dei ricavi del settore petrolifero.

L’alternativa pericolosa, che sta guadagnando consensi anche negli ambienti americani, è quella di consentire all’escalation militare di sbloccare la situazione. Nei giorni scorsi l’Onu è stata il crocevia delle iniziative sull’emergenza in Libia, con il dibattito sulla risoluzione chiesta dall’Egitto per autorizzare un intervento, gli incontri dell’ambasciatore italiano Buccino con tutti i protagonisti, e la pubblicazione del rapporto del segretario generale Ban Ki-moon.

La mediazione dell’inviato dell’Onu Bernardino Leon resta la strada preferita per creare un governo di unità nazionale, che metta insieme l’esecutivo laico di Tobruk con quello islamico in controllo di Tripoli e Misurata, per poi fermare l’Isis con l’aiuto internazionale.

I tempi però sono molto stretti: un mese, infatti, è lo spazio contemplato per una proroga della missione Unsmil, che scade il 13 marzo.

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