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Croazia, il piano del governo per sorvegliare i musulmani

Le autorità di Sarajevo hanno subito bollato la strategia di sorveglianza anti-jihadismo varata da Zagabria come diretta a discriminare e infangare gli immigrati bosniaci

Croazia, il piano del governo per sorvegliare i musulmani

Il governo della Croazia è stato accusato in questi giorni di avere avviato un piano di sorveglianza di massa dei musulmani presenti nel Paese.

A denunciare per primo tale attività segreta è stato il sito Internet di informazione bosniaco Zurnal, che ha attribuito all’intelligence di Zagabria l’attuazione di uno spionaggio capillare verso i luoghi di culto maomettani. Secondo il portale web, i servizi di sicurezza croati starebbero infatti sottoponendo da mesi, per decisione del capo dello Stato Kolinda Grabar-Kitarović, a un rigoroso monitoraggio moschee e centri culturali islamici e starebbero anche infiltrando la comunità religiosa in questione con agenti sotto copertura.

L’obiettivo del piano di sorveglianza di massa sarebbe, sempre a detta di Zurnal, individuare e “deportare” tempestivamente gli individui con simpatie jihadiste presenti sul territorio nazionale, i quali, in base alle stime delle autorità di Zagabria, dovrebbero attualmente aggirarsi intorno alle 10mila unità. I soggetti inclini al jihadismo stanziati in Croazia sarebbero per la maggior parte immigrati originari della vicina Bosnia-Erzegovina.

Finora, la strategia messa a punto dall’intelligence avrebbe determinato, afferma il sito web, l’arresto e la conseguente espulsione dal Paese di centinaia di soggetti pericolosi per la sicurezza nazionale, tutti musulmani radicalizzati. Per rendere ancora più efficace la propria strategia anti-islamismo, le forze di sicurezza dell’ex repubblica jugoslava avrebbero ultimamente ideato una nuova misura intesa a intercettare le persone fautrici di istanze estremiste: la creazione di falsi profili social in croato diretti ad adescare i jihadisti presenti nel territorio nazionale.

I dettagli del monitoraggio governativo degli ambienti musulmani, rivelati da Zurnal, non sono stati per il momento commentati in via ufficiale dallo staff del presidente Grabar-Kitarović, ma hanno invece subito suscitato l’indignazione della Bosnia-Erzegovina, Stato da cui proverrebbe la maggior parte dei fondamentalisti presenti in Croazia. Le autorità di Sarajevo, per bocca del ministro degli Esteri Igor Crnadak, hanno infatti bollato la strategia varata da Zagabria nei confronti degli ambienti maomettani come rivolta essenzialmente a infangare la reputazione degli immigrati bosniaci.

Crnadak ha quindi esortato i media stranieri a smettere di descrivere la Bosnia come una nazione votata a “esportare nel mondo terroristi islamici”.

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