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Minacciata dai trans: la prof costretta a lasciare la cattedra

Kathleen Stock, femminista convinta e lesbica con una moglie incinta, ha dovuto dimettersi dal suo incarico di docente a seguito delle minacce e degli insulti ricevuti.

Minacciata dai trans: la prof costretta a lasciare la cattedra

Lo scorso 12 ottobre, proprio sulle colonne di questa testata, vi abbiamo raccontato l'incredibile storia di Kathleen Stock, professoressa di Filosofia dell'Università del Sussex, nel Regno Unito. Dopo una serie di minacce e insulti contro di lei, era stata costretta a dover insegnare da remoto, per timore di ripercussioni fisiche sulla sua persona. La docente, lesbica e femminista con una moglie e due figlie, in barba alla follia gender, aveva detto una cosa di semplice buon senso: il sesso biologico rimane predominante e le persone transgender non dovrebbero frequentare gli spazi riservati alle donne come spogliatoi e bagni. Opinione che l'è costata cara, dal momento che è stata successivamente orchestrata ai suoi danni una vera e propria campagna d'odio da parte delle associazioni transgender, tanto che la polizia le ha consigliato di rimanere fuori dal campus per un po' e di prendere in considerazione di assumere delle guardie del corpo per la sua sicurezza. Un gruppo di studenti, spiegava il Times, chiamato Anti Terf Sussex, la descriveva online come "uno dei transfobi più importanti di questa miserabile isola, che sposa una variazione imbastardita del femminismo radicale", chiedendo le sue dimissioni. Persino alcuni suoi colleghi le hanno voltato le spalle e hanno chiesto a Stock di dimettersi.

Kathleen Stock si è dimessa dopo la campagna d'odio delle associazioni trans

Ecco, dopo le pressioni e le intimidazioni di queste ultime settimane, Kathleen Stock ha deciso di dimettersi la scosa settimana. Come riporta il Financial Times, alla fine la docente ha deciso che la sua posizione all'università vicino a Brighton, dove aveva lavorato per quasi due decenni, era insostenibile. "Non posso continuare a lavorare dove c'è una tale tossicità”, ha raccontato all'inviata del Ft che è andata a trovarla a casa, dove vive con le figlie e con la moglie incinta. "Non si basa su chi sono, come sono, cosa penso. Non vogliono discutere con me, queste persone. Vogliono solo rovinare la mia reputazione professionale" ha spiegato la professoressa, che ha dovuto installare un sistema di allarme e delle telecamere per proteggere la sua abitazione. Nei giorni antecedenti all'intervista concessa al Ft, infatti, diverse dozzine di attivisti - presumibilmente studenti, con i volti coperti da maschere e passamontagna - avevano organizzato una protesta all'open day dell'università. Chiedendo il suo licenziamento, hanno fatto esplodere petardi e hanno mostrato striscioni con le scritte "Stock Out" e "Terfs Out of Sussex".

I prof contro il "gender" messi a tacere

"Terf", spiega il Financial Times, sta per "femminista radicale trans-escludente", un termine impiegato dalle associazioni transgender come insulto contro qualsiasi donna accusata di transfobia. Stock si definisce una femminista "gender-critical", nel senso che crede che il sesso biologico sia importante e che essere nata donna abbia determinati diritti che non dovrebbero essere automaticamente estesi a chiunque si identifichi nel genere femminile. Buon senso, no? Non per certi gruppi Lgbtq e per le associazioni transgender, in aperta guerra culturare contro un certo femminismo. A farne le spese, come è accaduto alla docente, è la libertà di espressione in molte università anglosassoni. "Noto una grande differenza tra oggi e 10 anni fa", spiega al Ft Arif Ahmed, un filosofo di Cambridge che si batte per la libertà di parola nelle università. "Dieci anni fa, nessuno pensava che il proprio lavoro potesse essere in pericolo per quello che si dichiarava. Ora siamo in una posizione in cui, come è successo con Kathleen Stock e come ho sperimentato qui a Cambridge, quando chiedi aiuto alle persone, diranno in privato che ti sostengono, ma non parleranno pubblicamente". Perché? Il motivo è molto semplice: per paura di ritorsioni.

In molti campus e università c'è - non da oggi - una pericolosa atmosfera di intimidazione verso chi osa criticare i dogmi dell'ideologia politicamente corretta e del progressismo liberal. Solo che a farne le spese ora non sono solo i conservatori ma anche le femministe convinte come Stock: "C'è un'atmosfera di intimidazione piuttosto sottile in molte aree", spiega al Financial Times David Abulafia, un professore di storia a Cambridge che è coinvolto in History Reclaimed, un sito web che mira a respingere le "distorsioni ideologicamente guidate" sulla storia. "È generato dalla riluttanza a sfidare alcune delle teorie in particolare la teoria critica della razza", aggiunge. E così le università e i college, che dovrebbero essere luoghi liberi, vengono egemonizzati dall'arroganza e dalle intimidazioni degli studenti e attivisti ultra-progressisti, fedeli alla religione del politicamente corretto e dell'antirazzismo militante.

Che come tutti i fondamentalismi, non accetta dibattiti né persone libere di esperimere il proprio pensiero.

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