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Sciopero da record, il Regno Unito va in tilt

Si fermano oltre 40mila lavoratori dei trasporti. Johnson: "Azione giusta". In agitazione anche servizio sanitario e scuole

Sciopero da record, il Regno Unito va in tilt

Londra Stazioni ferroviarie deserte, milioni di cittadini lasciati a piedi, più di 40mila lavoratori in sciopero, operativo un treno su cinque. Questi i numeri del più grande sciopero nel settore dei trasporti degli ultimi 30 anni nel Regno Unito. Fallite tutte le trattative tra sindacati e ferrovie ieri il Paese è rimasto paralizzato durante il primo dei tre giorni di blocco indetto dal sindacato RTM (Rail,Maritime and Transport) che chiede a Rail Network, la compagnia che cura la manutenzione delle linee ferroviarie, un incremento salariale, maggiore sicurezza e meno tagli al personale. Ieri poi, la situazione è stata aggravata da uno sciopero concomitante dei dipendenti della metropolitana di Londra, anche loro sul piede di guerra.

Il governo, che ha rinazionalizzato le ferrovie ed è quindi il padrone di Network Rail, si è rifiutato di prendere parte diretta ai colloqui, ma ha condannato più volte la protesta, con toni spesso molto bellicosi. «Un'azione ingiusta e non necessaria» l'ha definita il Premier Boris Johnson, mentre il ministro dei Trasporti Grant Shapps ha sottolineato che «il salario medio di un conducente di treni è di 59mila sterline», per far capire che un aumento nelle paghe sarebbe del tutto ingiustificato. Peccato che lo sciopero di ieri non riguardasse la grande maggioranza dei conducenti, bensì altre categorie di lavoratori impiegati nella manutenzione, la cui paga attuale si gira intorno alle 33mila sterline. Le compagnie ferroviarie dal canto loro oppongono ai sindacati le cifre di ricavi troppo bassi dovuti alla crisi pandemica che non sarebbero in grado di compensare il 7% di aumenti richiesti dai lavoratori.

Sul banco delle trattative - che oggi riprendono - anche l'opposizione alla modernizzazione del sistema che prevede la completa automatizzazione delle biglietterie con la conseguente riduzione di personale. «Mantenerle aperte con così pochi clienti - ha dichiarato Network Rail - sarebbe decisamente vittoriano». Ieri, il leader del sindacato Mick Lynch si è scusato per i molti disagi causati ai passeggeri, spiegando che lo sciopero era l'unica opzione percorribile. I viaggiatori di Inghilterra, Scozia e Galles nel frattempo si erano organizzati trovando vie di trasporto alternative. Chi doveva si è spostato in macchina e soprattutto sulle superstrade intorno a Londra sono stati molti gli ingorghi creati dalle file degli automobilisti. Alcuni si sono sobbarcati anche 25 chilometri a piedi, tuttavia, il sistema di smart working sdoganato durante la pandemia ha consentito agli altri di rimanere a lavorare da casa. I problemi si faranno comunque sentire sulla lunga distanza, dato che altre agitazioni sindacali sono in programma e potrebbero durare dei mesi.

Per fronteggiare il problema, il governo ha intenzione di modificare la legge che attualmente vieta di assumere lavoratori temporanei tramite le agenzie per sostituire quelli in sciopero, una mossa che, se messa in atto, scatenerà un putiferio. Ai lavoratori dei trasporti in sciopero potrebbero inoltre aggiungersi presto anche quelli del servizio sanitario pubblico e delle scuole, due settori particolarmente penalizzati prima e dopo il Covid. E la settimana prossima incroceranno le braccia persino gli avvocati penalisti con una partecipazione prevista intorno all'81.5 per cento.

Le prime due giornate di sciopero sono programmate per il 27 e il 28 giugno e, in assenza di un accordo, verranno incrementate di un giorno in più ogni settimane fino a raggiungere i cinque giorni consecutivi di blocco nella terza settimana di luglio.

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