(...) via Vesuvio, e delle altre zone del Lagaccio a riempire ogni spazio disponibile nella sala, a sovrastare gli stessi consiglieri mentre, per timore di disordini, il dirigente del Municipio fa chiamare una pattuglia dei vigili. In realtà i giochi politici erano stati già stati delineati la sera prima durante una riunione di maggioranza. Il cambio di rotta deciso, rispetto alla mozione approvata un anno fa. Quando il Municipio decise per il «no alla moschea in tutto il territorio comunale» aggiungendo nel testo «né ora né mai».
È bastato che girasse la voce che a fianco al centrosinistra si sarebbe questa volta schierato parte del centrodestra, che il pubblico ha iniziato a mormorare, mugugnare, mentre montava la tensione di chi guardava male i consiglieri, li minacciava a gesti. L'assessore Milena Pizzolo (Pdl) e il consigliere leghista Giannalberto Conte provano a contestare la mozione con una pregiudiziale di inammissibilità che viene subito respinta grazie a 4 consiglieri di maggioranza che si astengono. L'intenzione di fare retromarcia rispetto al no incondizionato alla moschea espresso il 26 settembre del 2008 è oramai chiara. Al presidente del Municipio (neo eletto in consiglio regionale con la Lista Biasotti) Aldo Siri non resta che dare lettura della mozione del centrosinistra invitando «consiglieri e pubblico a mantenere un atteggiamento di rispetto nei confronti di tutte le idee». Dopo una serie di premesse, il capogruppo del Pd, Giuliano Bellezza, conclude con: «Il Municipio ritiene opportuno e coerente realizzare a Genova una Moschea». La parola passa al centrodestra. «Vedrai che ora gliela fanno ingoiare la loro moschea», spera ancora qualcuno dal pubblico quando Alberto Loi (Pdl) prende la parola. Ma è lì che cade il gelo più totale. Il consigliere legge un emendamento firmato da tutta la maggioranza (tranne Conte e Pizzolo) che di fatto accoglie la mozione della minoranza a patto che venga «salvaguardato il territorio dal punto di vista urbanistico e sociale» che vengano controllati «i flussi finanziari», «l'attività svolta all'interno del luogo di culto» e «la presenza di servizi». E mentre l'arancione Enrico Cimaschi («a rischio di non essere più votato») spiega che «oggi non si parla della moschea al Lagaccio ma di fissare dei paletti e delle regole per tutti i culti nel rispetto delle leggi», Lorenzo Pellerano (Biasotti) si rifà nientemeno che al grande filosofo Alexis de Tocqueville contro una dittatura della maggioranza: «la forza di una democrazia è difendere i diritti di tutti». Macché: «La sovranità appartiene al popolo e per noi gli islamici possono fare su e giù con le mani sul pavimento anche a casa loro», spiega Conte. Finalmente, per il pubblico che sta per esplodere, è l'ora degli applausi: «Bravo! Bravo! Bravo!». L'empasse quando Siri sospende il consiglio per far parlare dal pubblico una persona a favore e una contro: impossibile trovare uno solo che condivida in sala la mozione approvata subito dopo con una maggioranza bulgara. Contrari solo Pizzolo e Conte che a questo punto propongono un collegato alla mozione che ribadisca il no alla moschea al Lagaccio. La maggioranza è ben decisa a ricompattarsi, il pubblico si rilassa, ma solo per poco visto che neanche questo documento passa per l'astensione dei due consiglieri dell'Udc (Russo e Maria Piacentino) e dello stesso Pellerano che viene subito messo all'indice. «In questo municipio ci sono più islamici che ad Ankara, non vorrei che tra tante crisi di identità nel centrodestra anche qui sorgesse una corrente finiana», spara a caldo Rixi che su Pellerano (primo dei non eletti in Regione) è ancora più lapidario: «spero che Sandro Biasotti opterà per la Regione, altrimenti ce lo troviamo anche lì». E se Siri ringrazia la Lega «perché è sempre un alleato affidabile ma credo che a volte dovrebbe avere maggiore capacità di confronto e senso di responsabilità», per la Pizzolo «è stata tutta una presa in giro dei cittadini. Si è detto sì alla moschea a Genova ben sapendo che l'unico luogo in cui verrebbe costruita allo stato attuale è al Lagaccio».
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