Mostra a Bruxelles

Terre di acque e di luci, di magici riflessi e di specchi che riflettono volti e paesaggi. Venezia con la sua laguna da un lato e le terre fiamminghe dall’altro ebbero vite parallele in tema di arte. Vite che i capolavori dell’arte veneziana e fiamminga in mostra al Bozar di Bruxelles da oggi all’8 maggio mettono benissimo in evidenza. Main partner di «Venetian and Flemish Masters. Bellini, Tiziano, Canaletto - Van Eyck, Bouts, Jordaens» è Eni, presente in Belgio con un Ufficio di Rappresentanza presso l’Unione Europea e con solidi rapporti con le istituzioni comunitarie e attraverso le società Polimeri Europa.
La mostra, che riunisce i capolavori dell’Accademia Carrara di Bergamo (attualmente chiusa per restauro) e il Royal Museum of Fine Arts Antwerp (KMSKA), sottolinea le affinità tra la scuola veneta e quella fiamminga, illustrando quattro secoli di contatto e di influenza che hanno contribuito a plasmare l’arte occidentale e a sviluppare una prima forma di identità europea. Giovanni Bellini si era confrontato con opere di Rogier van der Weyden, e viceversa; Peter Paul Rubens è noto per aver apprezzato le opere di Tiziano e Veronese. Questa diffusione di opere e collezioni sarebbe stata impossibile senza fecondi scambi marittimi, commerciali e politici tra il Nord e il Sud. La Repubblica di Venezia aveva mantenuto con le Fiandre contatti regolari e frequenti nel corso di vari secoli, a differenza di altri territori italiani che avevano, invece, subito influenze più temporanee.

Nel XV secolo pittori fiamminghi e veneziani si erano reciprocamente influenzati, ma le loro strade diventano poi divergenti con gli artisti delle Fiandre sempre più rivolti verso Roma e la tradizione pittorica di quella città per poi riscoprire, nel XVII secolo, con Rubens, anche l’arte di scuola veneta.

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