Mou, il "comunicatore" è finito all'angolo

Per la prima volta dopo il suo arrivo in Italia, il tecnico portoghese ha dovuto giocare in difesa: ha scaricato sul suo staff la responsabilità dell'aggressione al giornalista Andrea Ramazzotti promettendo di chiedergli scusa in privato. E ai cronisti assenti ha detto che...

Mou, il "comunicatore" 
è finito all'angolo

Lo aspettavamo tutti coi fucili caricati a pallettoni. Aspettavamo Josè Mourinho al varco pensando di poterlo impallinare e invece non c'è stato assolutamente bisogno di un duello rusticano. Il più è successo lunedì sera, nei saloni della villa Moratti a Imbersago, dove è tradizione di famiglia, radunare tutta l'Inter per lo scambio degli auguri. É stato Massimo Moratti, il presidente, a prendere da parte Josè, e fargli capire il danno procurato alla società e spedirlo dinanzi ai microfoni e alle telecamere di Appiano Gentile per rispondere, finalmente, dei suoi comportamenti inspiegabilmente sopra le righe negli ultimi giorni.
Mourinho non ha deluso le attese. É stato per lunghi tratti della conferenza-stampa con le orecchie basse: mai visto all'opera, dietro il microfono, il mitico attacca-brighe di altre cento occasioni, quello che fulminò la concorrenza italiana parlando di «zero tituli» oppure attaccò a testa bassa la categoria dei giornalisti cianciando di «prostituzione intellettuale».
Sull'episodio specifico ha recitato un mea culpa parziale. Ha detto: ho sbagliato con Ramazzotti utilizzando un'espressione che non si può ripetere ma non c'è stata aggressione fisica. Non solo ma ha cercato di glissare sulle scuse al diretto interessato sostenendo che le farà naturalmente, ma in privato, e a fari spenti. Bisogna capirlo: non deve aver avuto molto tempo tra lunedì e martedì per fare una telefonata. L'ha trovato invece il suo presidente Moratti il quale ha dovuto mettere al riparo il glorioso club dell'Inter dalle polemiche con i giornalisti sportivi. Mou se l'è presa con il suo staff (obiettivo numero uno Paolo Viganò, della comunicazione,ndr) e su questo ha avuto gioco facile: nessuno gli aveva fatto sapere che quel giornalista era stato autorizzato dall'ufficio stampa ad avvicinarsi alle telecamere di inter-channel per ascoltare le interviste dei calciatori.
A giocare in difesa, facendo catenaccio, Mourinho non è abituato. Lo si è visto apertamente proprio ieri sera quando hanno cominciato a fioccare i quesiti sul suo fragilissimo sistema nervoso. Perchè è arrivato sul ciglio di una crisi di nervi? Il portoghese ha negato una crisi con la società, un'altra crisi con la squadra, ha negato anche ipotesi di divorzio futuro. Ha avuto un solo scatto, geniale, dei suoi. Appena gli hanno fatto notare l'assenza, in segno polemico, di molte e prestigiose testate alla sua conferenza-stampa, Josè ha piazzato la stoccata: «Li applaudo per la solidarietà offerta al collega, non li applaudo se invece di venire ad Appiano si sono messi davanti alla tv per ascoltare le mie parole».
Allo scatto è seguita una provocazione rivolta al procuratore federale Stefano Palazzi: «Sarebbe ridicolo se mi squalificasse per l'episodio di Bergamo» e da una lisciatina nei confronti del suo club. «Se non prende provvedimenti per le squalifiche dei suoi calciatori, non deve farlo neanche per il suo allenatore». Tiè.
Fine del primo round. Resta la sensazione che Mourinho sia stato sottoposto a un bel "cicchetto" dal presidente Moratti il quale ha spedito ad Appiano Gentile, nella qualità di supervisore, Stefano Filucchi, il numero tre della società, l'uomo addetto alla sicurezza e responsabile dei rapporti coi media. Chiuso l'incidente, la vita dell'Inter continua. Non sappiamo se sarà sempre in compagnia di Josè Mourinho anche dopo il 30 giugno del 2010.

P.S.

: Crediamo che siano da rispettare quei colleghi che si sono astenuti dalla conferenza-stampa, che sia da lodare quel collega che l'ha incalzato con domande pertinenti e appuntite mentre è da dimenticare chi utilizza un prestigioso microfono come scendiletto.

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