Murdoch vota per l’Oscar. I registi no

Los Angeles Sono giorni di polemiche quelli che stanno precedendo l'ottantaduesima edizione degli Oscar. Innanzitutto a Hollywood si parla del caso Nicolas Chartier, uno dei produttori di The Hurt Locker (con la regista Kathryn Bigelow, lo sceneggiatore Mark Boal e Greg Shapiro) al quale l’Academy, che organizza gli Oscar, ha ritirato l'invito alla cerimonia, impedendogli così di salire sul palco in caso di vittoria, per aver fatto campagna promozionale sleale a favore del suo film. È la prima volta che l'Accademia delle arti e delle scienze cinematografiche, il nome completo dell’Academy, ha preso una misura tanto dura. Chartier è stato disciplinato per aver violato regole che impediscono di promuovere il proprio film criticandone un altro. Il 19 febbraio scorso Chartier scrisse infatti una e-mail chiedendo voti per il proprio film e non per «quello da 500 milioni», un chiaro riferimento ad Avatar. Chartier non potrà accedere al teatro Kodak nemmeno invitato da un altro ospite, ma in caso di vittoria riceverà la statuetta in un secondo tempo. Ma poiché a Hollywood non esiste cattiva pubblicità, questa faccenda non ha fatto altro che rendere famoso il fin qui anonimo Chartier, che ora, con o senza statuetta, avrà accesso a tutte le feste post-Oscar, o potrà godersi la serata al party organizzato in suo onore dall’agente Graham Taylor.
Le grane per Hurt Locker, che in questi giorni sembra essere il grande favorito, non finiscono qui. È di pochi giorni fa la causa del sergente Jeffrey S. Sarver nei confronti della produzione, accusata di essersi ispirata a lui per l’eroe del film. L’artificiere Sarver, che era stato intervistato da Mark Boal quando questi era un giornalista in Irak, chiede danni per l’uso non autorizzato della propria immagine.
Ed è ancora più recente la polemica sulla composizione dell’Academy, vale a dire le 5.777 persone che votano per l'Oscar. L’Academy è un’associazione privata che ogni anno invita circa un centinaio di persone, che devono essere sponsorizzate da due membri, ad accedere ai propri ranghi. Ricevere un’Oscar non è né un prerequisito per essere invitati, né significa un’inclusione automatica. E così l’Hollywood Reporter si domanda perché artisti del calibro di Woody Allen e George Lucas non siano membri dell’Academy mentre Rupert Murdoch, Pedro Almodóvar e Sacha Baron Cohen sì. Forse perché i due registi hanno sempre un po’ snobbato il sistema hollywoodiano, verrebbe da rispondere.

Ma la polemica lascia il tempo che trova, poiché l'Academy, che è divisa in quindici sottosezioni che rappresentano l’intera arte cinematografica, è sicuramente una delle associazioni di categoria più inclusive e rispettate. Basti pensare che alcuni premi, dai Golden Globes a riconoscimenti di associazioni di critici vari, sono decisi da un centinaio di votanti o anche meno, e quindi la legittimità dell’Oscar non è certo da provare.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica