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Parigi Ci sono due scuole di pensiero dietro alle collezioni per l'estate 2019 in passerella a Parigi fino a martedì: l'eclettismo oltre le frontiere del concettuale e la musica come pietra angolare della creatività. Liberi tutti di decidere secondo il caso o la necessità, ma certo è più nuovo e interessante lo stile di rottura che in qualche modo accomuna Rick Owens, Loewe, Issey Miyake e Cedric Charlier. L'americano Rick Owens riflette sul femminismo e il movimento #metoo con una sensazionale sfilata piena di riferimenti tanto negli abiti quanto nel set alle streghe, simbolo per eccellenza delle donne cacciate, picchiate, torturate e poi uccise.
Sulla mostruosa storia delle streghe bruciate a Salem si basa un libro inquietante e meraviglioso come Il Ramo d'oro di James Frazer, caposaldo della cultura femminista letto tra l'altro dal comandante Kurtz (Marlon Brando) in Apocalypse Now. Ecco quindi una grande pira eretta al centro del giardino di pietra del Palais de Tokyo, grandioso esempio di architettura modernista sulla rive droite della Senna. Le modelle indossano vestiti pieni di punte come quelli del cappello da strega negli stessi colori scuri cari al pentimento come alla punizione. I loro bracciali sono come gigantesche gabbie che dai polsi salgono all'omero aggiungendo rigore e regalità ai bellissimi vestiti tagliati come un saio medioevale. All'improvviso una delle ragazze si stacca dalla fila e accende il fuoco come se niente fosse davanti al pubblico impietrito. Gli americani sostengono che tutto questo non succede a caso nel giorno in cui Christine Blasey Ford testimonia contro Brett Kavanaugh, membro della Corte Suprema degli Stati Uniti accusato di molestie sessuali. Vero o falso che sia, è uno spettacolo di primissimo ordine. Lo è anche Loewe che in più ha pure il vantaggio di essere maggiormente comprensibile al grande pubblico.
Il designer Jonathan Anderson ha infatti studiato vestiti e accessori portabili: tuniche affusolate su ampi pantaloni rettangolari oppure lunghi abiti a spicchi di pelle, camoscio o mohair con gigantesche borse a tascapane in corda, rafia e tessuto portate a bandoliera. In mano le ragazze hanno strepitosi cestini di paglia o cuoio intrecciato oppure borsine-capolavoro in tutti i più bei pellami del mondo. Nelle note di collezione si parla di «edonismo brutalista», paroloni in libertà che non fanno giustizia a un gran bel lavoro stilistico sullo storico marchio spagnolo di alta pelletteria. Anche per questo è meraviglioso leggere e soprattutto vedere che nella bella collezione di Issey Miyake disegnata da Yoshiyuki Miyamae c'è un nuovo tessuto che si chiama «Dough Dough», termine traducibile con torcere, impastare, piegare,accartocciare. Ebbene grazie a uno speciale filato di cui la maison giapponese custodisce gelosamente il segreto, il tessuto manipolato come si vuole dalle dita, assume forme e funzioni diverse: una specie di magia. Strepitosi anche i colori, gli accessori e la musica: nuovo con grazia. Si può dire lo stesso della collezione di Cedric Charlier, talentuoso giovane designer belga prodotto e distribuito in Italia dalla Aeffe di Alberta e Massimo Ferretti. Stavolta il suo lavoro è soprattutto sulle forme: maniche rinascimentali per le camicie, sbiechi arricciati per gli abiti, linee a colonna tagliata o rastremata per le piccole giacche e i pantaloni: uno stile pieno di garbo con materiali modernissimi come il broccato con inserti 3D. Un'unica stampa riferita all'Antica Grecia, colori freddi e superchic.
Inevitabile a questo punto chiedersi che senso abbia l'ispirazione musicale dopo decenni di rock e punk magistralmente tradotti in passerella da gente come Gianni e Donatella Versace. Ebbene per Bebe Moratti, direttore creativo di Redemption, l'heavy metal è un genere bistrattato, ingiustamente considerato violento e guerrafondaio. Da qui l'idea di una collezione metal mesh con i soliti bellissimi capi in pelle (stavolta però «vegana», cioè ecologica) accostati a seducenti tutù di tulle nero o argentato in passerella su un grandiosa colonna sonora che passa dai Metallica a Vivaldi, dagli Iron Maiden a Max Richter e Daniel Hope. Olivier Rusteing da Balmain fa la solita simpatica rivisitazione degli anni Ottanta che gli riesce benissimo soprattutto perché lui non c'era quando Mariuccia Mandelli in arte Krizia inventava quelle spalle a conchiglia e Claude Montana vestiva tutte le ragazze del Bain Douche come eroine di chissà quale galassia.
Dunque il suo sguardo non è tanto nostalgico quanto innamorato e la sua rilettura di quell'estetica è tutto fuorchè banale. Non si può dire lo stesso di Isabel Marant. Donna Summer era molto più sexy e originale dell'algida spitinfia che ha fatto sfilare su una pista-discoteca con gli stessi short argentati della regina della disco dance.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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