Necessario potenziare le forze afghane

La situazione militare in Afghanistan è seria, ma non è certo compromessa, anche se la guerriglia, la cui consistenza è fortunatamente ben inferiore ai diecimila combattenti indicati qualche tempo fa, si sta facendo sempre più aggressiva, come dimostrano le statistiche che ne registrano l'attività. La guerriglia vuole poi dimostrare di essere in grado di occupare stabilmente porzioni significative del territorio e cercherà di estendere le azioni militari in tutte le provincie, comprese quelle relativamente tranquille.
In Afghanistan, come in Irak, la chiave di volta per il successo a lungo termine per quanto attiene alla sicurezza consiste nel potenziamento delle forze locali, che al momento contano appena 35mila uomini nell'Esercito e 42mila nella polizia e sono largamente insufficienti, in qualità e quantità. Il traguardo è stato posto a 80mila uomini entro dicembre 2008 per le Forze Armate e a 82mila unità per la polizia che è davvero disastrata. Fino a quando questi numeri non saranno stati raggiunti ed i reparti non diverranno davvero operativi il peso delle operazioni ricadrà sulle forze internazionali. Per troppi anni si è fatto poco e male per potenziare queste forze. Ora però gli Usa hanno deciso di impegnare 8,6 miliardi di dollari per trasformare l'Ansf (Afghanistan national security force) in un vero esercito.
Intanto le operazioni di combattimento restano di competenza di Isaf e Stati Uniti. L'operazione Achille lo conferma, visto che il contributo di truppe afgane non supera il 15%. L'Isaf dopo le decisioni prese a Siviglia sta crescendo: conta già più di 35mila uomini e aumenterà ancora nei prossimi mesi, mentre nuovi mezzi aerei e terrestri stanno affluendo. Ci sono poi le forze a guida americana, con CJTF-76, che include oltre 10mila soldati statunitensi. Sono forze ancora insufficienti per svolgere la missione che, dopo l’estensione della presenza Nato nel corso dello Stage 4 della espansione territoriale, richiede ora la stabilizzazione del Paese nella cosiddetta Fase 3.
Solo a fatica Isaf e Pentagono usano la superiorità tecnologica e aerea per supplire all’impossibilità di mantenere un controllo capillare dei confini e delle aree calde del Paese. Tuttavia anche con le attuali truppe a disposizione si potrebbe fare meglio se si ponesse fine alla finzione che ancora tiene separate Isaf e le forze Usa. Ma c'è, chi come la Francia, si oppone ad una mossa che sul piano operativo non ha alternative. Pesano anche i limiti imposti da alcuni Paesi, come l'Italia e la Germania, all'impiego dei propri soldati.

I distinguo e i caveat che tanto piacciono ai politici italiani ed europei costano vite e compromettono la missione. In ogni caso saranno presto superati dai fatti, perché se i soldati italiani o tedeschi non possono andare a braccare i talebani, ci penseranno i guerriglieri ad andar loro incontro nei rispettivi settori.

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