Ormai la questione dei «melandrini» (a livello locale) non fa a rigore più parte della politica vera e propria bensì si propone come una delle tante varianti di quel teatro reso celebre da Jean Baptiste Poquelin (in arte Molière) con le sue ben note commedie. È quindi evidente il danno che ne deriva al Pd. Come sostenitori del centrodestra ci sarebbe di che gioirne se non che è la rappresentanza parlamentare ligure (nel suo complesso) che si rivela da un bel pezzo sostanzialmente impoverita. Segno dei tempi, infatti nei decenni passati il rapporto interno alla sinistra fra gli elettori e gli eletti era piuttosto stretto (e questo era un benefico indizio di serietà). Non si può dunque che condividere il suo commento, caro Direttore. Tuttavia questa situazione (interna al fronte avversario) risulta comunque piuttosto marginale e ha fatto bene Claudio Scajola a eliminare ogni possibile equivoco anche in merito alla candidatura per le elezioni comunali prossime venture indicando il sen. Enrico Musso. Se la designazione (già effettuata) di Sandro Biasotti era ormai impellente, visti i tempi stretti (quelli della prossima primavera), quella di Musso non lo era. È stato comunque un bene precorrere i tempi. Musso infatti deve riuscire a rendersi simpatico e accettabile, dunque votabile a tutti i genovesi incerti (il cui numero è in aumento a causa della lenta frana dell'elettorato di sinistra). A suo modo, Marta Vincenzi, pur in presenza di una non esagerata arte (o tecnica) di governo si sforza di esserlo, talora riuscendoci con le non troppo eleganti battute espresse con la caratteristica «còccina» di Cornigliano che ricorda assai bene l'inflessione di Priscilla (la fidanzatina di Calimero, pulcino nero).
Il Sindaco, ricciutella e scapigliata, regge bene la scena. Certo altro è lo scontro delle idee e la comparazione dei programmi (e soprattutto la possibilità di realizzarli con il decisivo concorso del governo nazionale), altro la preparazione in logistica portuale di Enrico Musso. Resta il fatto che serpeggia nell'ambito dell'Udc (vedi per es. la recente intervista di Primocanale a Gabriella Mondello, transfuga dal Pdl) la tentazione di aiutare la Sinistra, mascherandosi dietro la consueta insistenza di sfuggire alla rigida alternativa fra i due poli. Certo, sarà interessante in ultima istanza la decisione degli elettori della stessa Udc (in barba alle solite strategie di vertice), ciò non toglie però che la conquista della poltrona di Sindaco continui a restare l'ambito premio di una corsa assai difficile. Come se non bastassero gli ostacoli e le incertezze derivanti dal mero calcolo politico, all'inizio della lunga corsa per il sen. Enrico Musso, è necessario insistere ancora una volta su una discutibile caratteristica delle elezioni genovesi che si è evidenziata negli ultimi quindici anni.
Non sappiamo se tutte ma certamente alcune prove elettorali comunali sono state taroccate. Certamente quella che vide Sergio Castellaneta sconfitto di fronte a Beppe Pericu (per la prima volta sindaco). La magistratura (il pm Francesco Pinto) ha raggiunto verso la fine del ciclo amministrativo le prove dell'eccesso di scorrettezze elettorali della sinistra (con conseguente ricaduta di voti) a confronto di quelle del centrodestra (assai più modeste). Nell'ultima tornata elettorale che ha visto vittoriosa Marta Vincenzi si sono evidenziate irregolarità (più o meno gravi) che hanno in qualche caso accertato come capovolto l'orientamento di voto del seggio (celebre ormai sono le risultanze del seggio 748 collocato in via A. Diaz, presso il liceo classico statale Andrea D'Oria, dove alcuni membri sono stati denunciati e si trovano in attesa di processo).
Ora, se consideriamo che proprio in questa tornata elettorale, irregolarità più o meno gravi si sono verificate nel 21% dei seggi possiamo delineare benissimo quale sforzo organizzativo il centro destra debba compiere per poter ovviare alle manfrine e agli imbrogli che rendono il nostro capoluogo una vera e propria «repubblica delle banane». Non si tratta naturalmente di citare la nota canzone lanciata a suo tempo da Lucio Dalla e Francesco De Gregori (il cui contenuto non alludeva peraltro né alla nostra città né al nostro paese) ma di rammentare piuttosto l'illusoria supponenza che la Sinistra ha coltivato nel tempo, illudendosi di essere al di là di ogni preteso mezzuccio praticato lungo la via di accedere alle cariche negli enti locali.
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