No al referendum, così si rischia l’esilio dalla parte più evoluta dell’Europa

Al referendum si voterà per schieramenti e vincerà la sinistra, non perché il progetto non sia valido, ma per il fatto che i suoi elettori sono disciplinatamente responsabili e compatti e a votare ci vanno sempre. Dall’altra parte quelli di destra più «polentoni» e meno inquadrati, preferiscono una gita al mare al fastidio di cercare la tessera elettorale e sacrificare dieci minuti dell’operazione del voto. Sarà una grande occasione perduta, che ci farà ritardare questa importante trasformazione in Stato federale non di pochi ma, perlomeno, di dieci anni. Qualche esponente politico, favorevole al no, agita lo spauracchio dell’Italia «stracciata».
Non mi risulta che la Germania, Paese in cui ho vissuto alcuni anni, e federale dal 1870, e dove i responsabili dei vari dicasteri si chiamano ministri abbia problemi di unità nazionale; la riforma italiana si rifà in buona parte proprio a quella tedesca.

Sono federali l’Austria, la Svizzera, gli Usa, in parte la Spagna e l’Inghilterra, nonché le nazioni più progredite del pianeta. Noi, come sempre, ne restiamo fuori e continueremo con il governo centrale e gli sprechi di sempre.

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