«Non ho mai rubato un punto»

Risponde al telefono da Parigi, dove sono in corso gli Internazionali di Francia, Rino Tommasi. Cielo coperto sul Roland Garros, «ma il tennis è sempre bello». Dal 1953 al 1956 Tommasi ha giocato per il Tennis Club Ambrosiano. Poi il trasferimento a Roma, dove vive, e ancora tanto tennis, il giornalismo, la boxe (da organizzatore di eventi).
Tommasi, infine, Milano o Roma?
«Bisogna fare i soldi a Milano e spenderli a Roma. Nel senso che a Milano si lavora meglio, ma a Roma si vive meglio».
Che tennista è stato Rino Tommasi?
«Modesto. C'erano dodici o tredici tennisti più forti di me in Italia, ma nessuno di questi andava a scuola, perciò ho vinto per quattro anni i campionati italiani universitari».
Qualcosa di pugilistico nel suo gioco?
«Potevo contare su un buon rovescio. Avevo carattere e amavo il fair-play. Non ho mai rubato un punto. Mi reputavano uno di quei tennisti con i quali si poteva giocare senza arbitro. La considero la mia medaglia».


C'è una particolarità dell'Avvenire che le piace sottolineare?
«L'attitudine con cui partecipano i soci: al Tennis Club Ambrosiano ci sono veri appassionati che frequentano l'Avvenire per vedere il tennis e non per farsi vedere. E non sono come quei soci che si irritano quando i tornei occupano i campi e gli spazi del loro club. All'Ambrosiano sono orgogliosi di ospitare questa competizione».

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