Marino Smiderle
da Vicenza
Dodici anni, seconda media, vivace quanto basta e le foto dei divi dello spettacolo bene in mostra sul diario. Anna (nome di fantasia), bengalese di nascita ma ormai vicentina doc, visto che è in Italia da otto anni, laltra mattina è andata nel bagno della sua scuola e ha tentato di tagliarsi le vene col taglierino.
Prima il Servizio di urgenza medica e poi la polizia sono arrivati di corsa a scuola. Era da poco finita la ricreazione e gli insegnanti della ragazzina, preoccupati per non averla vista rientrare in classe, sono andati in bagno, hanno aperto la porta e quando hanno visto le braccia rigate dal sangue hanno temuto il peggio. Per fortuna si trattava di ferite leggere, guaribili con poche cure. Ma la questura di Vicenza ha voluto vederci chiaro.
Perché unadolescente come Anna arriva a pensare di farla finita a 12 anni? La domanda, con laiuto di uno psicologo, lhanno girata subito alla diretta interessata. Che, inizialmente, ha risposto: «Perché i miei genitori non mi lasciano andare alle feste di compleanno dei miei compagni».
Sembrava soltanto un capriccio autodistruttivo ma, grattando un po più a fondo, lo psicologo ha scoperto che quella delle festine di compleanno è solo lultima goccia. «I miei vogliono che rimanga sempre in casa, hanno paura che mi lasci influenzare troppo dai miei compagni. Io non ne posso più, meglio morire». E, soprattutto, i genitori avrebbero già scelto il futuro marito di Anna, senza premurarsi di consultarla. Lhanno solo avvisata: «Sei già promessa in sposa a un ragazzo, un nostro connazionale». Ma lei, a 12 anni, non vuole sposare nessuno.
Mentre la ragazzina si sfogava, in questura sono arrivati i genitori, comprensibilmente preoccupati. Per loro, ha detto la studentessa, «vivo troppo alloccidentale». Perché lei, di fatto, è unoccidentale, si è integrata presto e meglio del resto della famiglia. Gioca e si diverte con le sue coetanee vicentine fin da quando aveva 4 anni e parla un italiano perfetto. Di questo, forse, i genitori si sono spaventati. Non sono estremisti, ma tengono alle loro tradizioni. Forse troppo. Al punto da indurre questa ragazzina a un gesto estremo, fortunatamente solo dimostrativo.
Anna non voleva neanche vedere mamma e papà. Poi i poliziotti lhanno convinta. Lo psicologo ha assicurato che non le sarebbe capitato nulla di male e che i genitori erano molto preoccupati. Anna ha ceduto, ha riabbracciato i genitori, con un pianto generale. Alla fine è tornata a casa.
I servizi sociali del Comune di Vicenza seguiranno da vicino questa famiglia, che però non sembra avere particolari problemi. Non ci sono storie di violenze alle spalle, né si può parlare di situazione economica precaria. Cè solo, si fa per dire, una disperata lotta tra culture diverse, tradizioni difficilmente conciliabili. Solo i giovani ci riescono e ai genitori di Anna questo non andava giù.
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