Il no alleutanasia irrompe con forza nella campagna elettorale milanese. Il sindaco, Letizia Moratti, vuole far rimuovere i manifesti dellAssociazione Luca Coscioni che giganteggiano in corso Buenos Aires e per le strade. Un inno alla morte di tredici metri per sei. Obiettivo: raccogliere fondi per il 5 per mille. «Lasciatemi morire in pace» la scritta sullenorme, tristissimo volto di una persona di mezza età.
Moratti attacca: «È chiaro che i radicali e la coalizione di centrosinistra che sostiene Pisapia hanno una concezione di vita, di società e di famiglia diametralmente opposta alla mia. È quella che vogliono la maggioranza dei milanesi? Sono sicura di no». Replica Marco Cappato, capolista dei radicali alle amministrative: «Zelo censorio sprecato».
Anche il governatore Roberto Formigoni contesta i manifesti: «È una manifestazione di barbarie: gli anziani chiedono di essere accuditi, curati, amati. No a una cultura dellegoismo e dellindifferenza che pensa di risolvere il bisogno ammazzando il bisognoso. La civiltà italiana e la sensibilità lombarda vanno nella direzione dellaccudire e del curare».
Capelli radi, borse pronunciate sotto gli occhi, qualche ruga. Limmagine è di una sconvolgente normalità, come se il desiderio di eutanasia potesse sorgere spontaneo in una vita qualsiasi. «Due italiani su tre sono per la legalizzazione delleutanasia» si legge nel testo, che cita fonti Eurispes.
Moratti studia gli estremi giuridici del caso. «Ho già incaricato gli uffici comunali competenti di verificare se vi siano i presupposti per la rimozione del manifesti che tanto sconcerto stanno creando in queste ore nella popolazione di Milano. Sono convinta che il messaggio e limmagine utilizzati per questa campagna pubblicitaria siano contrari alla sensibilità della maggior parte dei milanesi».
Ricorda i fatti che hanno dilaniato il Paese: «Le ferite provocate nel nostro paese da vicende come quella di Eluana Englaro e di Piergiorgio Welby sono ancora aperte e messaggi come questo non fanno che acuirle e renderle sempre più difficilmente rimarginabili».
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