Omicidio Alpi, la verità della Sgrena «Ilaria è morta solo per un caso»
20 Luglio 2005 - 00:00La deposizione della giornalista del «Manifesto» allora in Somalia con linviata del Tg3
Gian Marco Chiocci
da Roma
Due giornaliste. Due amiche divise da un tragico destino. Una sopravvissuta a un sequestro in Irak e alla sparatoria in un check-point, laltra uccisa a Mogadiscio, assieme al suo operatore, in una domenica di marzo di undici anni fa. Ilaria Alpi e Giuliana Sgrena serano conosciute proprio in Somalia, nel maggio del 93, dove in una successiva trasferta linviata del Tg3 avrebbe trovato la morte. La giornalista del Manifesto quel martoriato Paese del Corno dAfrica lo conosce bene, e con la Alpi condivideva soprattutto lamicizia con Valentino Casamenti, cooperante italiano, che nella sede della sua Ong «Africa 70», nella cittadina di Bosaso, aveva ospitato Ilaria e il cameraman Miran Hrovatin prima della loro morte.
Per questo stamattina Giuliana Sgrena sfilerà a Palazzo San Macuto, davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta presieduta da Carlo Taormina che da un anno e mezzo indaga sullagguato di Mogadiscio. Unaudizione molto attesa, a giudicare dalle precedenti valutazioni che la giornalista del Manifesto aveva espresso sul cosiddetto «caso Alpi» visto che allindomani dellomicidio la Sgrena ne parlò con altri giornalisti, scambiò con loro idee e considerazioni, e alla fine volò a Nairobi per indagare sulla morte della collega. Lì incontrò Casamenti, personaggio di non poco conto poiché proprio a Bosaso due lustri di letteratura giornalistica (sfociata in inchieste giudiziarie archiviate) hanno collocato i presunti traffici di armi e di rifiuti tossici posti allorigine dellassassinio. «Valentino mi ha detto che quando Ilaria arrivò a Bosaso lui era in Kenya si legge nel verbale della Sgrena nellambito delle indagini della Commissione dinchiesta sulla Cooperazione -. Si incontrarono per caso allaeroporto di Bosaso. Ilaria e Miran avevano perso laereo, e Ilaria era molto preoccupata per il suo lavoro per il Tg3. Riuscirono però a parlare con Roma, da dove la tranquillizzarono: cera uno sciopero dei giornalisti Rai e quindi si poteva rilassare. Decisero così di passare il venerdì e il sabato al mare, in attesa dellaereo della domenica».
A Casamenti, Ilaria non aveva fatto alcun cenno ad eventuali scoperte così scottanti da costarle la vita. Nessun traffico inconfessabile, nessuna «relazione pericolosa» fra presunti trafficanti e Servizi deviati. «Se quanto scoperto da Ilaria fosse stato così impellente prosegue la Sgrena a verbale -, forse non avrebbero deciso di andare al mare. Credo inoltre che Ilaria non avrebbe avuto problemi a indicare a Valentino che aveva scoperto qualcosa, anche senza dire cosa. Con lui, infatti, non cera quel rapporto di competizione che esiste fra i giornalisti. Lui invece mi disse di non avere intuito assolutamente nulla. Secondo me, se Ilaria avesse avuto qualche cosa di scottante, avrebbe almeno fatto un accenno, specialmente in Somalia dove non si sa mai cosa ti possa succedere».
Dopo qualche giorno, la Sgrena aveva raggiunto Mogadiscio con due colleghi. Lì avevano intervistato tale Yusuf, «padrone della macchina che di solito affittavamo», e fratello del proprietario dellauto a bordo della quale Ilaria era stata uccisa. «Io e Ilaria lo conoscevamo bene continua linviata del Manifesto -. Yusuf ci fece capire indirettamente che era stata la scorta di Ilaria a sparare per primo. Ci disse infatti: io lo dico sempre ai ragazzi di scorta, non sparate mai per primi...». Il terzetto riuscì anche a vedere la Toyota Pick-up a bordo della quale viaggiavano i giornalisti del Tg3. «Era stata ripulita del sangue ma era piena di colpi continua la Sgrena - . (...) Una decina di colpi erano piovuti sulla macchina». Un dettaglio non di poco conto, che sembra smentire ancora una volta la tesi che vorrebbe la Alpi uccisa con un colpo a contatto esploso da unarma corta, e non a distanza a causa di una sventagliata di kalashnikov.
Tornata a Roma, la Sgrena andò a trovare Giorgio e Luciana Alpi, i genitori di Ilaria che da dieci anni si battono coraggiosamente per la verità e non hanno mai fatto mistero di propendere per la pista armi-rifiuti-malacooperazione. «Loro si erano fatti unidea diversa dalla mia e da quella dei giornalisti italiani che bazzicavano la Somalia conclude la Sgrena -. Non mi era facile dire quello che pensavo. Alla fine non sono andata più a trovarli. Sono anche stata chiamata al Maurizio Costanzo Show. Ho detto che la pensavo diversamente, che vedevo la cosa con forte emotività. Quando ho saputo che sarebbero stati presenti i genitori di Ilaria ho deciso di non andare...». Col passare degli anni, col montare delle inchieste giornalistiche sui traffici e con larchiviazione di quelle giudiziarie, la Sgrena non ha cambiato opinione. Nel 2002, commentando in un articolo un libro significativamente intitolato «Ilaria Alpi, un omicidio al crocevia dei traffici», scriveva: «In questo libro dal tono incalzante e suggestivo non privo tuttavia di ingenuità o approssimazioni azzardate (soprattutto per chi ha frequentato la Somalia negli anni di cui si parla) le prove che legano il movente ai presunti esecutori o mandanti restano inafferrabili. Anche perché altrimenti il caso sarebbe risolto, e gli inquirenti non potrebbero più temporeggiare...