Ora il Csm richiama Ingroia "partigiano": frasi inopportune

Palazzo de’ Marescialli "bacchetta" il pm di Palermo pur archiviando la richiesta di trasferimento d’ufficio per incompatibilità. E lui: "Ho la coscienza a posto"

Ora il Csm richiama  Ingroia "partigiano":  frasi inopportune

Roma - Il richiamo del capo dello Stato alle «esternazioni esorbitanti di criteri di misura, correttezza espositiva e riserbo» arriva proprio nel giorno in cui il plenum di Palazzo de’ Marescialli approva una delibera che «bacchetta» il pm di Palermo Antonio Ingroia, pur archiviando la richiesta di trasferimento d’ufficio per incompatibilità.
Al centro del caso c’è l’intervento di tre mesi fa al congresso del Pdci, in cui il magistrato disse di non poter essere imparziale verso alcune forze che «quotidianamente» cercano di introdurre «privilegi e immunità», ma di sentirsi «partigiano» della Costituzione. Con 16 voti, compresi quelli di peso del vicepresidente Michele Vietti e dei vertici della Cassazione, viene approvato il testo firmato insieme dai laici di centrodestra e centrosinistra Nicolò Zanon e Guido Calvi. Si definisce «particolarmente vistosa e inopportuna» la presa di posizione del pm antimafia. E questo, non solo per gli «accenti di forte polemica» verso programmi e leggi di forze politiche «facilmente riconoscibili», ma anche perché il tutto è avvenuto al congresso ufficiale di un partito. Solo sei voti vanno alla relazione di minoranza, voluta dalle correnti di sinistra, che «assolveva» Ingroia senza alcuna critica. Il Csm decide, e questo è il punto dolente, di trasmettere gli atti alla Commissione che si occupa delle valutazioni sulla professionalità dei magistrati. Per Ingroia potrebbero esserci conseguenze negative sulla carriera e sui prossimi incarichi direttivi. Sembra proprio uno dei casi cui si riferisce Napolitano, che ha spesso raccomandato alle toghe di non eccedere nelle polemiche soprattutto politiche. Frasi che vengono citate nel testo di Zanon e Calvi. Uno di quei casi che sfuggono alla tipizzazione degli illeciti disciplinari introdotta dalla riforma Mastella, troppo «rigida» per il Capo dello Stato anche negli spazi lasciati all’interpretazione. Casi neppure «riconducibili alla disciplina paradisciplinare del trasferimento d’ufficio disposto in via amministrativa».


Il Csm, stavolta, ha trovato un modo per superare il vuoto legislativo mettendo una macchia nella carriera di Ingroia. Ma non è detto che questo peserà in futuro. Il pm non sembra affatto pentito: «Ho la coscienza a posto - insiste - e rivendico il diritto di esprimere la mia fedeltà alla Costituzione in qualsiasi sede».

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