Ora il flusso degli investimenti nel debito pubblico si sta spostando dalla Francia verso altri lidi. La Francia sino a poco tempo fa sembrava uno tra gli Stati più attraenti, per gli impieghi in debito pubblico, con un divario del suo rendimento di soli 0,30 punti rispetto ai Bund tedeschi, che sono i titoli pubblici più sicuri del mondo. Il prestigio della finanza pubblica francese era talmente alto e lorgoglio di Parigi così grande che il presidente Nicolas Sarkozy, il quale aveva partecipato a riunioni con il premier tedesco Angela Merkel per preparare un piano di interventi in aiuto alla Grecia, era apparso più disposto a largheggiare dei tedeschi. Ma ciò ha insospettito i mercati, e gli analisti hanno cominciato a scrutare con più cura la situazione finanziaria francese. E paradossalmente cominciano a suggerire agli investitori di ridurre, nei loro portafogli, la quota di titoli del debito francese e di aumentare non solo quella dei famosi Bund tedeschi, ma di accrescere anche quella di debito pubblico italiano, reputato più attraente di quello dOltralpe, ai tassi di rendimento attuali. Non esiste un rischio francese di default, cioè di incapacità di far fronte al proprio debito, ma si reputa che il divario tra il tasso di rendimento dei titoli francesi di solo lo 0,3% rispetto al tasso sui Bund, sia troppo piccolo in relazione alla possibilità che i titoli di Parigi in futuro si deprezzino, rispetto alle attuali quotazioni, a causa della necessità della Francia di piazzare sul mercato le sue nuove grandi emissioni.
In effetti, il deficit di bilancio della Francia per questanno, secondo le previsioni balzerà allo 8,3% del Pil, il livello più alto degli ultimi 50 anni nella storia della finanza pubblica del Paese. E ciò comporta di emettere una grande quantità di nuovi titoli del Tesoro. Per la legge della domanda e dellofferta, ciò comporterà la necessità di offrire ai risparmiatori un rendimento più alto per favorire la collocazione sul mercato di questa ingente massa di debiti. E ciò comporterà che i titoli pubblici francesi già in circolazione potranno deprezzarsi, dato il loro minor rendimento percentuale rispetto ai titoli nuovi. Accanto a questo fenomeno, nel decorso del tempo, se ne aggiungerà un altro, ad accrescere lofferta di titoli pubblici francesi, a parità di domanda, vale a dire il rinnovo di quelli che vengono a scadenza.
Le emissioni molto rilevanti di nuovi titoli pubblici che il governo di Parigi sta facendo sono destinate a generare, nel tempo, ondate di rinnovi di titoli sempre più rilevanti. Lentità di questo fenomeno emerge considerando la crescita del rapporto tra debito e Pil della Francia dalla fine del 2007 a questanno. La Francia, tre anni fa, aveva un rapporto tra debito e Pil del 60% circa. Nel giro di pochissimo tempo, il rapporto è salito di oltre 20 punti, arrivando all83%. E dato il deficit di questanno e quelli in prospettiva, questo rapporto è destinato ad aumentare. LItalia ha un rapporto tra debito e Pil molto maggiore di quello francese. Esso è salito di 10 punti circa, durante la crisi, portandosi dal 105% al 115%. Ma il deficit di bilancio, questanno, dovrebbe essere attorno al 5% come nel 2009, con un aumento del Pil nominale, cioè al lordo del tasso di inflazione, del 3%. E questo fa sì che il nostro rapporto debito-Pil aumenterà di poco e dovrà migliorare nel 2012, con la piena ripresa economica.
Dato ciò, il divario nel rapporto debito-Pil tra Francia e Italia è destinato a ridursi. Ne consegue, secondo gli analisti, che mentre il divario di soli 0,3 punti fra tasso di interesse sui titoli francesi e (più basso) tasso sui Bund appare troppo piccolo, il divario tra i rendimenti sui Btp (buoni del tesoro poliennali italiani) e sui Bund tedeschi di 1 punto percentuale appare troppo grande. Può convenire, così, di spostare una parte degli impieghi in titoli pubblici da quelli francesi ai nostri Bpt. Questo fenomeno per ora è modesto e non è affatto certo che si possa verificare in grande misura. Ma il fatto stesso che non si parli di disinvestire dai titoli italiani per passare ad altri, ma di investire di più nei nostri Btp indica che la politica finanziaria italiana è giudicata migliore di quella francese. E che, in generale, essa è valutata positivamente.
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