«Quando la giuria potrà ascoltare la sua testimonianza, e quando la nostra cliente potrà raccontare la sua storia pubblicamente, la giuria si renderà perfettamente conto della falsità delle affermazioni secondo le quali si sarebbe trattato di un rapporto consensuale. Non c'è stato niente di consensuale in quello che è accaduto in quella camera d'hotel». Così parlò l'avvocato Jeff Shapiro, portando la sua pietra angolare al famedio mediatico già edificato in memoria di Dominique Strauss-Kahn, in carcere a New York vittima di un clamoroso equivoco: pensava di essere un grande, irresistibile seduttore, ed è invece solo un arronzafemmine compulsivo.
Ecco dunque che fine farà, davanti al Tribunale di New York, la modesta strategia difensiva cui sta lavorando uno dei difensori del direttore del Fondo monetario, il celebre Benjamin Brafman, lo stesso che fece assolvere Michael Jackson dalle accuse di pedofilia. Partita a petto in fuori, convinta di poter cambiare le carte in tavola dimostrando che all'ora del presunto stupro il signor direttore del Fondo era a tavola con la figlia Camille, la difesa del politico francese annaspa ora vistosamente, costretta a dare per scontato che un rapporto sessuale, malauguratamente, ci fu.
E non è neppure detto che sia questo, il peggio, per Strauss-Kahn. Il vero incubo, in tutta questa sordida vicenda, si chiama Aids. Già, perché si scopre ora che Nafisatu Dialo (per tutti Ophelia), la cameriera del Sofitel violentata, vedova trentaduenne madre di una ragazza di 15, ha abitato fino a gennaio in un condominio affittato esclusivamente a sieropositivi e malati di Aids. Lo scrive il New York Post, specificando anche il nome dell'organizzazione, la «Harlem Community Aids United», che aveva dato alloggio a «Ophelia» e alla figlia. Le leggi sulla privacy, che in America sono una cosa seria, impediscono di sapere se davvero la cameriera abbia o non abbia avuto problemi di sieropositività; ma insomma è un altro incubo, forse quello più angoscioso, che viene a popolare le notti già piuttosto affollate di spettri di Dominique Strauss Kahn. Uscire dal carcere di Rykers Island, il carcere dei «duri» del Bronx dove è ristretto da tre giorni, e dove viene guardato a vista per evitare che lo sconforto prenda il sopravvento, non gli sarà facile. Anche se i suoi legali hanno già proposto il raddoppio della cauzione, portandola da uno a due milioni di dollari. E anche se la Cnn, citando fonti che stanno seguendo il caso, ha diffuso la notizia che oggi DSK potrebbe vedersi accordare la liberazione in cambio, oltre che della cauzione, del consenso a portare alla caviglia un braccialetto elettronico. Lavvocato Shapiro, comunque, ha già dato parere contrario.
È in carcere, dunque, che forse dovrà contentarsi di vedere il suo Dominique la moglie, Anne Sinclair, 62 anni, ricca e famosa ex giornalista che lo difende a spada tratta e incurante dei riflessi negativi dello scandalo ha scelto di stargli al fianco anche in questo frangente. Esattamente come una moglie degna di questo nome è lecito aspettarsi che faccia, peraltro.
La stampa francese, che ha scatenato a New York i suoi migliori inviati, pubblica intanto nuovi particolari sulla cameriera del Sofitel: francofona, alta circa 1.80, guineana d'origine, la donna che si fa chiamare Ophelia è negli Usa da sette anni e si è trasferita a New York nell'inverno scorso e abita in un modesto appartamento nel Bronx. Il fratello -la prima persona che chiamò raccontadogli, in lacrime, che le era accaduto «qualcosa di grave» - dice che Ophelia «è una buona musulmana», e mai e poi mai si sarebbe messa nella condizione di rischiare il posto di lavoro. «Ophelia ha bisogno di quel lavoro. Quel lavoro era la sua ancora di salvezza. Ma di quale piano state parlando?».
Il «piano», la teoria del complotto cui fa cenno il fratello di Ophelia continua però a tenere banco in Francia, dove il 57 per cento degli intervistati in un sondaggio (il 70 per cento dei simpatizzanti socialisti, addirittura) propende per la teoria del saltafosso, della macchinazione studiata dai nemici di DSK per metterlo fuori gioco.
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