Politica

Ora sulla Juve piomba lo scandalo scommesse

Secondo gli inquirenti veniva usata una rete di intemediari per evitare che si risalisse alla vera identità dei giocatori

Gianluigi Nuzzi

nostro inviato a Torino

Scommesse per centinaia di migliaia di euro: puntate clandestine fatte attraverso società schermo e prestanome per evitare che si potesse risalire alla vera identità dei giocatori. E al centro, anche in questo caso, la Juventus: quattro o cinque tra calciatori ancora in forza a Torino o che solo fino al campionato scorso indossavano la maglia bianconera, si sarebbero infatti dedicati a questa attività, investendo somme cospicue. I fuoriclasse ovviamente non comparivano direttamente. Loro partner di gioco erano esperti del settore, gente con precedenti penali o di polizia proprio per scommesse. Insomma, amici fidati che raccoglievano i soldi, li trasferivano in un reticolo di conti correnti e poi scommettevano per conto dei giocatori in Italia e all’estero. Per cifre da capogiro: ci sarebbero quasi tre milioni di euro passati di mano in poco più di un anno di puntate. Un solo giocatore della Juventus avrebbe scommesso oltre un milione e 600mila euro.
Due sono le procure che indagano: quella di Torino con il sostituto procuratore Giancarlo Avenati Bassi, e quella di Parma con il Pm Pietro Errede, il magistrato che sta conducendo l’inchiesta sulla morte del piccolo Tommy. Massimo riserbo sui nomi delle persone coinvolte nella vicenda. Sia i calciatori, sia coloro che raccoglievano le somme e giocavano. Tre di questi ultimi sono però già indagati per «esercizio abusivo di attività di gioco e di scommessa»: in sostanza avrebbero fatto da collettori dei soldi dei giocatori bianconeri e avrebbero poi organizzato e gestito le puntate. Ma su cosa avrebbero scommesso i facoltosi calciatori? Gli inquirenti per ora non possono formulare risposte precise. Certamente però le scommesse avvenivano attraverso canali non autorizzati: soggetti cioè che operavano nel campo delle scommesse senza licenze né controlli. Ma c’è anche qualcosa di più. Approfondendo le singole posizioni sarebbe emerso che i contatti telefonici tra i «gestori» dei soldi dei calciatori e questi ultimi si sarebbero intensificati proprio in concomitanza con alcune partite di calcio. E gli inquirenti si sarebbero in particolare soffermati su due-tre incontri della passata edizione della coppa Italia.
Di sicuro le movimentazioni di denaro erano davvero consistenti e «insolite». Tanto da far scattare l’allarme rosso, nell’inverno del 2004, all’Ufficio italiano cambi. Ci si è infatti accorti che alcuni operai, piccoli commercianti, autisti tra l’Emilia e il Piemonte da una parte incassavano meno di 2mila euro di busta paga, dall’altra movimentavano capitali senza apparente giustificazione. E così si è scoperto che uno di questi aveva accesso a sette conti correnti, un altro a una mezza dozzina. Con assegni, prelievi, giri di conto per milioni di euro. Ma da dove arrivavano tutti questi soldi? È emerso, proprio grazie agli esperti dell’Uic, uno schema inquietante: questi soggetti (quasi tutti appunto con precedenti proprio per scommesse clandestine) ricevevano bonifici, assegni girati e denaro in contante da alcuni calciatori. Dopo l’incasso le somme venivano polverizzate, fatte transitare su numerosi conti correnti. E quindi via alle scommesse. Tutte attività finanziarie e di gioco non consentite dal nostro codice che al riguardo prevede precise autorizzazioni da parte dello Stato. L’Uic ha anche compiuto altri accertamenti. Si è ad esempio scoperto che gli sportivi effettuavano versamenti a cadenza pressoché settimanale. Cifre quindi consistenti che finivano così nella disponibilità degli indagati. A questo punto l’Uic ha deciso di trasmettere gli incartamenti alla procura di Torino per approfondire la vicenda. Il sostituto procuratore Avenati Bassi ha quindi esaminato il fascicolo Uic, compiuto i primi accertamenti e poi contattato Errede per alcune piste che portano sino alla città emiliana. Ancora non è noto se analoga segnalazione sia stata inviata anche alla Figc per verificare i possibili rilievi disciplinari.
Si tratta ora di capire fino a che punto i calciatori in questione erano o meno a conoscenza della destinazione illecita dei loro capitali. Se in pratica sono stati solo «superficiali» nell’affidare loro risorse finanziarie a personaggi che poi li «investivano» in modo assai spregiudicato o se invece consapevolmente usavano questi soggetti per «schermare» scommesse clandestine. Gli investigatori della Guardia di finanza stanno cercando di ricostruire i flussi di denaro. In particolare si intende focalizzare gli avvenimenti sportivi sui quali venivano indirizzate le scommesse. Per un’altra pagina di calcio e denaro tutta da chiarire.
gianluigi.

nuzzi@ilgiornale.it

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