«Ormai la nostra valle è un centro sociale Io rischio ogni giorno»

nostro inviato a Chiomonte (Torino)

MIl giorno della grande manifestazione No Tav, lui non c’era. Il sindaco di Chiomonte Renzo Pinard non era Chiomonte.
Come mai, signor Pinard?
«La mia presenza non era gradita, questi facinorosi non ammettono il dialogo. Anzi, venerdì ho scoperto che volevano darmi una lezione e allora, per evitare problemi, ho traslocato temporaneamente altrove».
Va in esilio?
«Ma no, sono già tornato in paese. Ma ho deciso di pensare seriamente a tutelare la mia sicurezza».
Addirittura?
«Gli insulti e le minacce sono pane quotidiano. Ma a questo punto niente è più sicuro. Devo tutelare me e la mia azienda che si occupa di trasporto e ristorazione: davanti alla porta della società questa mattina (ieri, ndr) ho trovato un sacco pieno di pietre. Forse quelle che dovevano servire per darmi la famosa lezione».
Che cosa farà?
«Due mosse. Anzitutto, chiederò con una lettera ai sei dipendenti che lavorano nell’ufficio di Chiomonte di fare i turni, giorno e notte, per presidiare la nostra sede e poi, per quel che mi riguarda, sto meditando di pagare una guardia del corpo».
Non le pare di esagerare?
«Purtroppo no. La valle è diventata un grande centro sociale. Provi a immaginare come si vive dentro un centro sociale. Se sei con loro, tutto fila a meraviglia, ma se solo hai idee leggermente diverse le cose cambiano. Io sono a favore dell’Alta velocità e guido una lista civica che si colloca a destra. Si figuri. Ieri parlavo con una signora di Susa il cui marito lavora come operaio nel cantiere della Tav».
Ma che c’entra?
«Alla fine la donna mi ha quasi implorato: “Mi raccomando sindaco, non lo dica a nessuno”. Si va a lavorare come clandestini, vergognandosi non si sa bene di che cosa. Qua la sinistra organizza grandi manifestazioni contro la mafia, ma poi il clima che si respira è esattamente quello delle terre ad alta densità mafiosa».
Tutti sotto il tallone dei No Tav?
«Esatto. Qui non si può avere un’idea diversa. La sinistra antagonista, piano piano, ha conquistato l’egemonia sulla valle e su molti valligiani. Sempre con la politica del no: non volevano la Tav e non volevano i Tir, pensi che non volevano nemmeno l’ascensore al forte di Exilles. Oggi dei Tir non si parla più, l’ascensore, almeno quello, è stato realizzato, i treni sono il pretesto per condurre battaglie sempre più dure. E io a 55 anni mi devo difendere.

Anche se amministro un paese di mille abitanti. Ormai Chiomonte è una polveriera. Per questo lancio un’idea: tutti i partiti e i sindacati aprano qua una sede. Così Chiomonte diventerà un presidio della società civile».

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