IL PAESE DEI DISFATTISTI

Dalla scuola sotto minaccia alla poca voglia di lavorare del popolo italiano, dal razzismo dilagante agli allarmi apocalittici per il cambiamento climatico fino alla discriminazione delle donne, ogni pretesto è buono per scendere in piazza e protestare. Ma è davvero così? No, ma parlare male di noi stessi sembra diventato lo sport preferito dei professionisti del no. Prendete la scuola. Gli studenti hanno manifestato contro la riforma Gelmini senza sapere bene cosa fosse. I tagli agli stipendi dei prof? Una bufala. Abolita l’educazione civica? Nemmeno, anzi è stata reintrodotta. Ma nessuno sa come stanno le cose perché i lamenti dei profeti di sciagure nascondono la verità. La stessa cosa è successa con il presunto allarme razzismo in Italia. Tutto è partito da qualche caso di cronaca e dai soliti sondaggi allarmistici. In realtà se si legge l’ultimo rapporto dell’Ue sull’integrazione in Europa viene fuori che il nostro Paese è il più accogliente verso gli extracomunitari, che contribuiscono per il 9,2% al Pil nazionale.
E le quote rosa? Basta un qualsiasi sondaggio sulla presunta discriminazione delle donne e i giornali ci vanno a nozze.

Ma anche qui occorre separare la realtà dalla pubblicistica disfattista. Leggere per esempio il dato Istat secondo cui ci sono 9 milioni di donne che lavorano, un milione e mezzo in più rispetto a 15 anni fa. Ma questo evidentemente non fa notizia.

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