Pannella: "Se Prodi cade ci riprendiamo la libertà"

Lo storico leader radicale è pronto a scaricare il governo: galleggia come le materie organiche

Pannella: "Se Prodi cade ci riprendiamo la libertà"
Roma - In tempo di guerra fra politica e antipolitica nessuno è andato a sentire cosa pensa lui, che su quel confine sottile ha spalmato la propria autobiografia. Marco Pannella lo trovi sempre a largo Argentina, sempre una sigaretta in bocca e una nel portacenere (accese entrambe), la suoneria del telefonino è reggae. Scherza sull’età («Un vecchiaccio!»), mostra moderata simpatia per Grillo, Santoro e i magistrati anti-Mastella, invia un avviso di garanzia all’Unione («Se cade il governo ci riprendiamo la libertà»), ne dice di tutti i colori sul Partito democratico, le primarie e Walter Veltroni.

Si sente ancora «anti-Palazzo» come trent’anni fa?
«Solo per essere filologico: Pasolini inventa la metafora del Palazzo partendo dalla mia prefazione al libro di Valcarenghi, Underground, più o meno un secolo fa».

Quindi il copyright è suo...
«No, di Pasolini. Ma uno zampino ce l’ho, eh, eh..».

I nuovi eretici sono Grillo, i magistrati, Santoro. Si sente più vicino alla politica?
«No, guardi. Io ho sempre detto che la vera antipolitica è il Palazzo. Non ho motivo di aggiornare il mio giudizio».

Facciamo un test. Quando Grillo spara sul governo, a chi si sente più vicino?
«Non mi fa antipatia. Ho sempre pensato che il Palazzo sia la sede storica dell’illegalità, la culla dell’ancien regime, il disordine stabilito».

Detto da lei è quasi un’incoronazione: Grillo qualche Dna radicale ce l’ha.
«La differenza con noi è che siamo sempre stati per il Sì, non per il No. Alcune suo proposte, come il no ai condannati sono trogloditiche e pre-giuridiche: tuttavia quella simpatia la provo».

Secondo test. Se le nomino Santoro...
«Prima era esempio di disonestà professionale, al servizio di un grandissimo talento e di una politica faziosa...».

E adesso?
«Prendo atto che ha smesso di fare lo “zelota”. Ha scelto la satira, la guerra alla partitocrazia, lo fa con il talento di sempre. Mi va bene».

O mamma, è una notizia!
«Rispetto agli zeloti Floris e Vespa, la “terza Camera” di Porta a Porta, che elegge Marini e Bertinotti, lui è fuori!».

E de Magistris, gran nemico di Mastella?
«Io ho sempre detestato, nei magistrati, una componente esibizionistica che in lui francamente non vedo».

Caspita, e la Forleo?
«Sono due magistrati che fanno il loro dovere, indagano sul Potere. Così provano a togliere loro le inchieste, uno lo mandano via, e loro vanno per la loro strada, contro la casta, sfuggendo alla sindrome di Stoccolma».

Anche «la casta» è un suo copyright. Stella e Rizzo le devono qualcosa?
«No, onestamente ho sempre detto “caste”. Perché ce n’è più d’una, uniscono oligarchia e partitocrazia».

Ora su de Magistris decide il Csm.
«Il Csm, in termini scientifici, è un organo anticostituzionale e golpista».

Oddio, ora la querelano.
«Magari. Sono anni che ci spero, e non accade! Dico sempre anche che la Corte costituzionale...».

Non lo dica...
«È la suprema cupola del Sistema. Ma non si preoccupi, non succede nulla».

C’è la novità del Pd...
«Novità? Che ca... dice?».

Ha il dente avvelenato perché non l’hanno ammessa?
«Le primarie vere producono eletti. Quelle taroccate all’italiana solo l’eletto».

Cioè Veltroni. E meglio di Prodi?
«Manco pè ggnente! M’ha fatto fuori, non ero dei loro».


È più giovane di Prodi...
«Embè? Io so’ vecchio! E poi Walter ha un Dna vecchio di cinquant’anni. Mi spiace che coltivi il suo Dna, invece della sua singolarità».

Le spiace perché fa il Pd, che era un’idea sua?
«Lì il copyright c’è! Le mie liste erano per il partito democratico 30 anni fa, quando la parola gli faceva schifo».

Le piacciono i coraggiosi di Rutelli, allora?
«Rutelli? Ah-ah-ah...».

Prego?
«Francesco, con le labbra sporche di latte, ha detto De-mo-cra-ti-co, prima ancora di dire mam-ma e pa-pà!».

Il governo dura?
«Le materie organiche stanno a galla. Ovvero...».

Restiamo in perifrasi.
«Ma lo dissi anche del centrodestra, nel 1999!».

Prodi non ne sarà felice.


«Senta, in questa maggioranza siamo stati leali. Ma accompagnati da profonda inimicizia fin dalle elezioni».

E ora?
«Siamo vincolati a un patto di fedeltà con gli elettori. Ma se cade il governo ci riprendiamo la nostra libertà».

Avete solo sei deputati...
«Sì, ma sono i migliori! E abbiamo la metà dei voti della Rosa nel pugno, 500 mila, quelli che fanno la differenza fra destra e sinistra».
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