Paolo di Tarso Una mostra sull’«apostolo delle Genti»

L’anno paolino si chiude con «San Paolo in Vaticano, La figura e la parola dell’Apostolo delle Genti nelle raccolte pontificie», mostra aperta fino al 27 settembre nel Museo Pio Cristiano (catalogo Tau). Curata da Umberto Utro, ricostruisce attraverso 150 opere la figura di San Paolo, l’intellettuale, l’ebreo di Tarso che scrive in greco, si vanta di essere cittadino romano e, convertito sulla via di Damasco, «incendia l’ecumene con le sue epistole». Accanto a Paolo protagonista della rassegna è Roma, la meta agognata che Paolo raggiunge dopo avventurosi viaggi attraverso il Mediterraneo per fondare nuove comunità. A Roma rimane due anni in attesa di giudizio vivendo in una casa presso l’attuale chiesa di San Paolo alla Regola. Viene decapitato al tempo di Nerone fra il 67 e il 68 nella zona delle Tre Fontane e seppellito sulla via Ostiense dove sorge subito un “trofeo” e quindi la basilica costantiniana, ampliata da Teodosio e altri e distrutta nel 1823 da un incendio. Accanto a resti marmorei, mosaici, calchi e incisioni dell’interno e della facciata, sono in mostra quattro monumentali sarcofagi del IV secolo, trovati durante la ricostruzione della basilica. Il Dogmatico, così detto perché è la più antica rappresentazione della Trinità, il Sarcofago dei due fratelli, quello a fregio continuo e quello ad alberi, con la più antica raffigurazione del martirio di San Paolo, scelto a logo della rassegna. Tre anni fa indagini e scavi hanno riportato in vista la tomba dell’apostolo e i resti della prima abside costantiniana, e la rimozione della tomba di San Timoteo ha consentito la scoperta nel sarcofago di 162 monete dal III al VII secolo. In mostra un quinario d’oro di Massimiano Erculeo fior di conio, l’unico che si conosca. Visibili per la prima volta frammenti e iscrizioni dagli scavi del 2007 nell’orto dei monaci: appoggiata sulla pozzolana ha ancora tratti di colore la stele funeraria di un fornaio con il suo banco di vendita di pane. Ma Paolo che aspetto aveva? Non esistono ritratti dal vero, le immagini dalla tarda antichità prendono in prestito l’affilato volto del filosofo Plotino per il teorico Paolo. Ritratti che compaiono nei preziosi e fragilissimi vetri a foglia d’oro del IV secolo, nelle ampolle in argento sbalzate e cesellate, nel dittico della cappella del Sancta Sanctorum. L’ultima sezione è un excursus fra codici miniati, manoscritti e stampe rare.

A San Paolo fuori le Mura è esposta la Bibbia Carolingia, il Codice unico del IX secolo voluto da Carlo II il Calvo.
Musei Vaticani, viale Vaticano, tel. 0669884341. Orario: lunedì-sabato 9-18, ultima domenica del mese 9-14, chiuso domenica e festività vaticane.

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