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Parigi, una notte bianca per affogare i fantasmi neri

Tutta la Francia impazzita per il trionfo sugli All Blacks nei mondiali di rugby

da Parigi

«Avevamo l'impressione di trovarci di fronte a un certo 12 luglio 1998 in versione rugby», dice la commentatrice della tv parigina Bfm al termine del servizio sulla notte folle dei francesi dopo l'insperato (e meritato) successo dei Bleus contro i temibilissimi (e favoritissimi) neozelandesi. Quel 12 luglio di nove anni fa, la nazionale di Zinedine Zidane - che in quel caso riservò le proprie testate al solo pallone - sconfisse i brasiliani, conquistando la coppa del mondo di calcio. Stavolta la palla è ovale, ma l'entusiasmo è lo stesso, benché la finalissima sia ancora lontana: i galletti di Francia hanno ottenuto il biglietto per la semifinale e adesso devono «trasformare» il proprio magico risultato dell'altra notte battendo i temibili inglesi. Lo dice Bernard Laporte, il commissario tecnico che al termine di questa competizione entrerà al governo come ministro dello Sport: «La sfida con la Nuova Zelanda ai quarti di finale non era nelle nostre previsioni, ma abbiamo dovuto sostenerla (essendo arrivati secondi del girone, ndr) e siamo riusciti a vincerla. Adesso ci aspettano gli inglesi, contro i quali abbiamo 50 probabilità su cento di vincere e 50 di perdere».
Mentre i galletti facevano neri gli All Blacks, e la Nuova Zelanda sprofondava nell’incubo peggiore di tutta la sua storia rugbistica, tanto che si temono contraccolpi persino in Borsa e nelle prossime elezioni politiche, Parigi ha vissuto una serata particolare. Il clima era primaverile e i bistrot avevano sistemato - spesso all'aria libera - schermi televisivi a beneficio di clienti e passanti. In piazza del Municipio ben 25mila persone s'erano radunate di fronte a uno schermo gigantesco, che proponeva in diretta le immagini della partita in corso in terra gallese. Sul 13 a 0 per i neozelandesi, a pochi minuti dalla fine del primo tempo, il morale dei parigini è parso crollare. Poi i primi tre punti, ottenuti su punizione, hanno riacceso la fiammella dell'ottimismo e il pubblico ha visto l'immagine di un Nicolas Sarkozy che si dimenava in tribuna quasi volesse scendere in campo. Niente in confronto ai salti di gioia fatti dall'inquilino dell'Eliseo (sembrava Pertini a Spagna ’82) al clamoroso sorpasso per 20 a 18, risultato che non è più cambiato perché i galletti sono stati attentissimi a difendersi senza commettere alcun fallo.
Al fischio finale il Paese tutto intero è esploso quasi come il 12 luglio 1998. Caroselli di auto hanno invaso Parigi, che per di più ha vissuto la sua attesissima «notte bianca», con negozi e locali aperti fino all'alba. Per lo spazio d'una notte il rugby è parso soppiantare il calcio nelle passioni e nei fantasmi della «Francia profonda». Mentre i giornalisti radiotelevisivi facevano a gara nei superlativi, un'immagine è parsa la sintesi del trionfo: una ragazza, andata a Cardiff per seguire i Bleus, che pronuncia di fronte alle telecamere la frase «C'est eeeeeenoooooooooooorme!». Enorme. Basta la parola. Però dietro l'angolo ci sono i sudditi di Sua Maestà, che di palla ovale se ne intendono come pochi altri.

Tutto quanto potrebbe trasformarsi in un'enorme disillusione.

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