PARLAMENTARI FORESTI? NO, GRAZIE

La scorsa settimana, a Santa Margherita Ligure, l’associazione Polis ha organizzato un convegno sui porticcioli turistici. A me toccava fare da moderatore e fra i relatori spiccavano tre parlamentari, due senatori e un deputato: il diessino Graziano Mazzarello, l’azzurro Gigi Grillo e il dipietrista Egidio Pedrini.
Chiunque lavori nei giornali o nei media o anche chi semplicemente segua con un minimo di attenzione la politica sa che sono tre dei parlamentari che più si muovono per questioni liguri; che più fanno una politica «di collegio», intendendo come collegio la loro regione; che intervengono di più su tutto quanto fa Liguria, anche a rischio di intasare i fax delle redazioni dei giornali o di rompere la suoneria dei telefonini dei loro interlocutori, a furia di segnalare problemi, di proporre soluzioni, di illustrare proposte di legge o emendamenti che riguardano la nostra terra e, in particolare, le grandi opere che la interessano. Poi, certo, si può essere d’accordo o meno, di volta in volta. Poi, certo, si può anche arrabbiarsi per la soluzione escogitata e questo succede soprattutto con Mazzarello, che fa della vis polemica contro il centrodestra il suo pane quotidiano. Poi, certo, si può simpatizzare più o meno con il trio o con alcuni dei suoi componenti. Ma, certo, non si può negare che i «tre di Santa» siano parlamentari liguri a tutto tondo. Averne. Magari per litigarci, ma averne. Persino di Mazzarello.
Perchè vi raccontiamo questa storia? Molto semplicemente perchè, fra i tre, solo Graziano Mazzarello è eletto in Liguria. Gigi Grillo in questa legislatura ha preso i suoi voti in Lombardia ed Egidio Pedrini in Piemonte. «Siamo parlamentari liguri gratis», scherzano i due. Ed è vero e conviene alla Liguria. Ma, comunque, è una piccola truffa per lombardi e piemontesi che possono contare su due eletti in meno.
Ma non illudiamoci. Perchè, cambiando l’ordine delle regioni, il risultato non cambia. Ad esempio risulta eletto in Liguria il deputato diniano Italo Tanoni, che è marchigiano e il cui legame principale con Genova pare essere la sua dichiarazione alla vigilia delle elezioni: «Sono contento di essere stato candidato in questa regione, perchè mi piace moltissimo il pesto».
Oppure, il senatore del Movimento per le Autonomie di Raffaele Lombardo Ferruccio Saro, eletto nella lista ligure di Forza Italia. Saro è friulano, si è sempre occupato di Friuli, ama il Friuli e anche il suo lavoro parlamentare è improntato su questioni friulane. Proposte di legge, interrogazioni, interventi in aula: tutto rigorosamente dedicato alla sua terra. Addirittura, Saro si è speso per difendere la causa dell’Udinese calcio. Non certo di Genoa, Sampdoria o Spezia. E fa piacere vedere un senatore eletto in Liguria lavorare così tanto. Certo, forse farebbe più piacere vederlo lavorare per la Liguria. Ma sono sfumature. Del resto, l’articolo 67 della Costituzione della Repubblica italiana parla chiaro: «Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato». Saro lo interpreta alla lettera dal punto di vista geografico. E noi ci accontentiamo che non estenda l’interpretazione letterale all’ambito politico.
Insomma, i liguri sono eletti altrove. E i non liguri sono eletti in Liguria.

É l’ennesima farsa di una legge elettorale da buttare, ben fotografata dal suo autore Roberto Calderoli: «Una porcata». Serve cambiare, alla svelta. Soprattutto reintroducendo il più grande elemento di democrazia reale: la cara, vecchia, sana, preferenza.

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