Parte la settimana corta che celebra la donna

Settanta sfilate in 6 giorni, tre in meno di Parigi e New York. Ma Milano resta più importante di loro

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Oggi comincia la settimana della moda più corta e allo stesso tempo più importante del mondo. Avremo 70 sfilate, un centinaio di presentazioni e 32 eventi collaterali in sei giorni scarsi l'ultimo dei quali, lunedì 26 settembre, ampiamente disertato da stampa e compratori stranieri. La fashion week di New York è invece durata 9 giorni (dal 7 al 15 settembre), quella di Parigi ne durerà altrettanti (dal 27 settembre al 5 ottobre) mentre a Londra per il momento la partita si gioca in un lungo week end, giusto il tempo di riprendersi dal jet lag. La verità è che gli americani sono imbattibili sul marketing, gli inglesi sono creativi e trasgressivi in parti uguali, mentre i francesi che tecnicamente sarebbero i nostri cugini d'Oltralpe hanno una puzza sotto il naso che te la raccomando. Noi italiani siamo i più credibili: facciamo vestiti e accessori belli, portabili, in una parola comprabili. Gli stranieri dicono infatti che Milano è commerciale, come se il commercio di moda fosse il colmo dell'orrore. Sarebbe bello se qualcuno di loro facesse lo sforzo di assistere allo show di Lucio Vanotti in programma alle 9.30 di lunedì prossimo per poi passare da Benedetta Bruzziches che mezz'ora dopo presenta in forma statica i suoi poetici accessori. Questi due sono solo alcuni dei nuovi talenti che l'Italia della moda ha sfornato negli ultimi tempi. E secondo il nostro modesto parere meritano la stessa attenzione che stampa e compratori internazionali hanno concesso a Parigi al marchio Vetements da cui è emerso Demna Gvasalia, il designer georgiano nominato a sorpresa direttore creativo di Balenciaga. Forse è arrivato il momento di sentirci seriamente minacciati e di pestare i pugni sul tavolo rivendicando una volta per tutte il ruolo centrale che ci spetta. Certo noi italiani siamo bravissimi a farci del male da soli: la nostra cronica incapacità di far sistema prima o poi ci rovinerà. Esemplare in questo senso la seconda sfilata di Cavalli annunciata ieri per stasera perchè pare che il nuovo ceo del brand, Giangiacomo Ferraris, si sia giustamente lamentato dei troppi nomi di buyer tagliati fuori dalla scelta di una location (il Circolo del Giardino) glamorous ma insufficiente. Rendersene conto prima no? Detto questo la confusione regna sovrana a tutti i livelli. «Stiamo tutti cercando strade nuove: la rete ha sconvolto tutto e tutti. In questa ricerca si è creata una sorta di anarchia» sostiene Carlo Capasa, presidente di Camera della Moda Italiana, nell'occhio del ciclone come pochi. «Oggi la regola è rompere le regole» continua spiegando che la nuova mania del see now buy now per noi è dannosissima perchè mette in ginocchio le piccole e medie aziende, non favorisce i nuovi brand e in un certo senso ammazza la creatività. «Se fai una cosa davvero innovativa hai bisogno dei tempi di maturazione».

Sulla nostra settimana convulsa Capasa dice poi che gli stranieri stessi si sono lamentati dell'eccessiva lunghezza di Parigi e New York applaudendo invece questa convulsa Milano che domani prevede 33 appuntamenti tra ufficiali e non perchè è il giorno di Prada, il più ambito. A noi hanno detto il contrario, ma pazienza. Comunque sia nessuno in questo momento parla della sola cosa che conta, ovvero tendenze e prospettive per la primavera estate 2017. Ebbene, qualcosa si sa già. I colori vedetta di stagione dovrebbero essere tra l'azzurro e il verde menta con tutte le belle sfumature di mezzo tipo acqua marina e turchese.

Le lunghezze dovrebbero essere decise (in lungo dal mattino alla sera nella bella capsule collection creata da Vanessa Incontrada per Elena Mirò e presentata ieri sera nel megastore di Piazza Scala) con il classico gioco di proporzioni degli anni Ottanta: sotto stretto e sopra ampio oltre che un po' cascante. Di nuovo ci sarà la consapevolezza di essere tutti un po'meno sicuri, ma questa è una storia che l'Occidente conosce.

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