Una passione per le moto e l’amore per la fidanzata Erika: «Non perdonerò mai»

da Verona

Nicola Tommasoli non aveva ancora ventinove anni e da poco era tornato a vivere con i genitori a Negrar appena sopra la città, ma aveva un amore grande Erika, commessa in un negozio del centro città.
Era un disegnatore grafico in uno studio di un paese a nord di Verona, Affi, ed era un uomo pieno di energia, con tanta voglia di affermarsi nel lavoro e di imparare.
La sua immagine ricorda quella degli intellettuali di sinistra del Sessantotto, occhialetti, capelli raccolti a codino per non farseli cadere negli occhi durante le tante ore passate al desk a disegnare, a progettare.
Era laureato all’istituto universitario di architettura di Venezia, alla facoltà di design e arti, aveva frequentato il corso in disegno industriale. Dal 2001 l’ateneo è diventato università Iuav di Venezia, affiancando alla facoltà di architettura le altre due, quella di design e pianificazione del territorio.
Per lui il disegno in tridimensionale era una passione forte, come i motori. «Design e configurazione meccanica di una vettura biposto stradale aperta» è il titolo della sua tesi, presentata nel 2006.
Aveva la passione per i motori, amava le gare come la Caprino-Spiazzi di cui era giudice di gara e che lo avrebbe visto protagonista durante il ponte del primo maggio se non ci fosse stato il pestaggio che l’ha mandato prima in ospedale e poi all’obitorio.
Gli amici di Nicola, assieme ad Erika e ai genitori sono rimasti in ospedale tutto il tempo che è stato loro consentito, facendosi forza gli uni con gli altri.

Erika, prima di dargli l’ultimo addio gli ha lasciato un significativo ramo di fiori di pesco sul letto. Erano nella primavera della loro vita e del loro amore prima di quel pestaggio. Ed Erika ha già detto che non perdonerà mai chi ha fermato tutti i suoi sogni.

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