La storia se ne stava chiusa a due mandate, tra le righe di un manoscritto e dentro un cassetto. Il cassetto era quello di casa Foà: attore fuoriclasse Arnoldo lo era e lo è, ma non si riteneva, evidentemente, anche uno scrittore. Forse è per questo che la storia di Patrizia (anzi di «La Patrizia», titolo originale alla lombarda pensato dallautore) è unopera libera da qualsiasi compromesso: non cera un pubblico designato a leggerla, né unindustria deputata a lanciarla commercialmente. Era un sfogo creativo, punto e basta.
Oggi, che sono passati trentanni dalla chiusura di quel cassetto e due dalla sua imprevista riapertura, Patrizia prende forma e non solo metaforicamente: si fa palcoscenico, attori, musica, sudore, passione. Si fa teatro. E, per quanto lautore non lavesse mai potuto immaginare, si trasforma in un musical, destinato alla ribalta numero uno milanese, quella del Teatro Nazionale (dal 24 al 26 maggio, ore 20.45, ingresso da 15 a 25 euro più prevendita).
«Effettivamente, quando la scrissi negli anni Settanta - spiega Arnoldo Foà, giunto con tutta la sua grinta e la sua ironia sempre sullattenti alla Sala degli Affreschi dellHumanitas - non avrei mai sognato di essere qui a presentare La Patrizia (lui continua a chiamarla così) come spettacolo. Tutto nasce in gioventù, da una semplice riflessione: bevendo, anche se con moderazione, mi sono reso accorto che lalcol mi toglieva i pensieri più personali, i pensieri normali. Insomma, mutava la mia percezione del reale. Questo mi inorridiva: per farla breve, mi trasformai in un astemio. Quando, anni dopo, ho conosciuto la droga, leggendone e incontrandola sui volti dei giovani degli anni Settanta, ho avuto lo stesso pensiero. Mi spaventava laccesso delle masse povere alla droga: prima, si trattava di un vizio relegato ai ricchi. Mi sembrò spaventoso che dilagasse tra la gente comune. Scrivere fu quindi una necessità».
E alla fine, quella che ne nacque fu unopera tragica. «Sì - prosegue ironico ma non troppo Foà - si tratta di un melodramma che non avrei mai dovuto scrivere io, ma un Giuseppe Verdi. È per questo che La Patrizia per me non è un musical, ma unopera musicale». Un pensiero condiviso anche da chi ha posato le dita sullinsostituibile chitarra acustica e ha dato forma agli spartiti della storia: Fabio Concato.
«È la mia prima esperienza da compositore in questo senso - spiega il cantautore - ma dico sin da ora che intendo ripetermi. Lontano dal mondo discografico si sta benissimo». Patrizia è la storia tragica di un amore tra due giovani appartenenti a due mondi diversi, con gusti e aspirazioni diverse (interpretati da Nada Stanic e Alberto Nagy), devastato dallincubo delleroina, e destinato a finire nella morte per entrambi. Cè chi vi ha visto riferimenti più o meno alti, dallo shakespeariano Romeo e Giuletta al più attuale Rent, senza dimenticare però che Foà ha scritto la storia molti, ma molti anni prima del musical di Jonathan Larson.
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