da Roma
Una lista trasversale «dalemiana» alle primarie per lAssemblema Costituente del Partito democratico? Nicola Latorre, vicepresidente del gruppo dellUlivo al Senato, ma soprattutto proconsole dalemiano, non conferma e non smentisce. Anzi, sorride, e spiega: «È il momento ideale per fare melting pot, non trova? Non cè momento migliore per scompaginare le carte delle appartenenze».
Lidea viene fatta circolare informalmente da giorni dagli uomini vicini allex presidente Ds, una sorta di «arma finale» a cui ricorrere in vista dellAssemblea del 14 ottobre. Quale momento migliore? Il ministro degli Esteri prenderebbe tre piccioni con una fava. Avrebbe modo di contare il suo appeal sulla base del nuovo partito, e dimostrare che il suo consenso (lui ne è convinto) va ben oltre i confini dello zoccolo duro diessino. Potrebbe intrecciare un dialogo con le componenti del partito democratico «laiche», che cercano una identità forte sotto cui ripararsi per non cedere ai fratelli-coltelli post democristiani... ma, soprattutto, la lista diventerebbe una sorta di «Opa» anti-veltroniana. Una mossa per costringere il sindaco di Roma a sporcarsi le mani.
Il vero sottotesto del ragionamento politico è (anche se nessuno dei dalemiani te lo dice senza garanzia di anonimato): «Walter non può pensare che noi gli facciamo il partito, lui se ne tiene fuori fino allultimo, e poi quando la fatica è compiuta, arriva il salvatore della patria e ci mette il cappello sopra». Ma in realtà, la «lista DAlema» creerebbe qualche problema anche a Piero Fassino, che vorrebbe spendere un suo «diritto di prelazione» sulla nuova leadership, e che si vedrebbe schiacciato in uno scontro fra titani: rutelliani, dalemiani, veltroniani e mariniani, ognuno con le sue rispettive truppe cammellate, e lui costretto ad accodarsi.
Ma cè anche chi è convinto - si leggeva ieri tra le righe de Il Rifomista - che la lista potrebbe essere solo un grande bluff preventivo, per costringere gli altri a fare la prima mossa. Ci crede invece Europa, che in un articolo del notista Mario Lavia ipotizza che il vero motivo sia costringere Veltroni a fare un passo, esplicitando la candidatura alla guida della coalizione. Ma se è vero che il sindaco potrebbe chiedere liste «collegate a una candidatura» (Europa lo ipotizza), è anche vero che a Veltroni serve tempo, per non dare lidea di una «fuga» dal Campidoglio, che era e sarà la roccaforte di ogni sua possibile scalata al soglio della leadership.
Così, anche questo nodo arriva sul tavolo del supercomitato che si riunisce mercoledì mattina sotto la supervisione del premier in persona a Santi Apostoli. Una riunione-vetrina, che ora dovrà iniziare a discutere anche di regole e di quote, in primis quelle che dovranno decidere come si eleggono le 2.000 persone che dovrebbero formare la famosa Costituente.
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