Politica

«Il Pdl? Un modello di buon marketing»

L’esperto Amadori (Demoskopea): «I partiti ormai si costruiscono come prodotti da vendere, è una strada inevitabile per la politica»

da Roma

Operazione Pdl? «Una brillante strategia di marketing politico». Tradotto: per il Partito della Libertà sono state seguite le stesse tecniche di lancio che vengono utilizzate nel mercato di largo consumo, nel caso per esempio di un nuovo tipo di biscotto, o di una nuova auto. È un’inchiesta del Sole24Ore a mettere in luce la strategia. Secondo il quotidiano di Confindustria, infatti, il caso Pdl «dimostra come sia possibile gestire il varo di un partito con i più sofisticati criteri del branding applicato ai prodotti da supermercato come detersivi o saponi». Un rapporto, quello tra la politica e il marketing, che per chi conosce bene le regole del settore, come l’amministratore delegato di Demoskopea Alessandro Amadori, non contiene nulla di strano o negativo, «ma che anzi più si va avanti e più diventa inevitabile».
Per analizzare il brand Pdl, il Sole24Ore parte da quella che è la moderna tendenza di tante aziende: «stratificare a più livelli e con più marchi l’offerta della stessa tecnologia». Quindi, tenendo il marchio principale, si procede alla tecnica del sub-branding: si crea un nuovo marchio che deve, al tempo stesso, contenere delle novità ma richiamando in qualche modo il brand principale. Ecco, Forza Italia-Pdl: i soggetti sono politici, ma la tecnica è la stessa. «Silvio Berlusconi - spiega Amadori - decidendo di registrare un nuovo marchio è stato molto intuitivo. Sempre di più emerge una seconda Repubblica oramai al capolinea, con gli elettori sempre più stanchi dei leader tradizionali e dei partiti. Basti pensare che alcune nuove formazioni politiche stanno nascendo già vecchie. Ne è esempio il Partito democratico, le cui modalità di gestazione sono davvero arcaiche. Ecco - continua Amadori - Berlusconi ha chiaro questo scenario e per questo sta progettando qualcosa di nuovo». Se nel terreno del marketing vige la regola che al marchio corrisponde un prodotto ben preciso, a questo punto la domanda è: quale sarà il prodotto corrispondente al marchio Pdl? Secondo Amadori sono due gli sviluppi possibili: «Può essere una seconda marca rispetto a Forza Italia, una marca più easy, di primo prezzo, rivolta a target diversi. Oppure può essere un contenitore (in gergo tecnico, un grande marchio «ombrello») entro cui riposizionare l’intera offerta politica del centrodestra. Ma è ancora presto per dirlo. Per ora si tratta di un marchio allo stato embrionale e Berlusconi deciderà come farlo evolvere strada facendo».
Quello che invece è fin d’ora chiaro, dicono gli esperti, è che nello scenario dell’immediato futuro un partito sarà concepito come un vero e proprio «marchio corporate», con tanto di strategie, packaging, studio di target e pubblicità. «Il marketing può aiutare la politica a vendere le grandi idee», conclude Amadori. Resta il fatto che la politica deve comunque produrre dei progetti. E questa è la crisi di oggi: assistiamo a un un proliferare di tattiche ma in quanto a grandi idee...

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