Pedaggi, in Italia i meno cari d'Europa

Pedaggi, in Italia i meno cari d'Europa

Puntualmente, all'inizio di ogni anno, parte la raffica di polemiche contro l'aumento dei pedaggi autostradali. Quest'anno l'incremento medio delle tariffe è stato del 3,9%, un dato uguale a quello del 2013 e di poco superiore al 2012 (+3,3%). Si sono adirate le associazioni dei consumatori e quelle degli autotrasportatori, ovvero i rappresentanti dell'utenza principale delle strade a pedaggio. Il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, ha cercato di calmare gli animi e ha ipotizzato sconti del 20% per i «pendolari», definendo la categoria in base a una media di almeno 20 viaggi andata e ritorno ogni mese per una distanza non superiore a 50 chilometri.
Occorre, però, porsi due domande fondamentali. Che cosa sono i pedaggi? E perché aumentano? Innanzitutto, occorre precisare che i pedaggi non sono una tassa (cioè non rappresentano un corrispettivo all'offerta di un servizio), ma rappresentano una quota di ammortamento. Per spiegarlo in parole ancora più semplici, essi rappresentano un rimborso di investimenti che i concessionari autostradali (il maggiore dei quali è Autostrade per l'Italia) effettuano sulla base di una convenzione stipulata con il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. La dinamica degli aumenti dalla privatizzazione del 1999 a oggi, è stata determinata dalla opere aggiuntive richieste a partire dal 2004, tra le quali la quarta corsia dell'A4 tra Milano e Bergamo, la terza corsia dell'A9 tra Milano e Como, la terza corsia dell'A1 tra Fiano Romano e il Gra di Roma e la terza corsia dell'A14 tra Rimini Nord e Porto S. Elpidio. Senza queste richieste le tariffe sarebbero cresciute ancor meno dell'inflazione.
La convenzione del 2008, approvata su impulso della Commissione europea, prevede ulteriori investimenti: una scelta politica che vede nelle infrastrutture un driver anche per la creazione di posti di lavoro. Dal 1999 al 2013, dunque, le tariffe di Autostrade per l'Italia sono aumentate del 51%, ma di questo incremento complessivo il 13% è stato rappresentato da accise e Iva che lo Stato ha aumentato per fare cassa. L'incremento netto è stato del 38%, a fronte di un'inflazione cresciuta nello stesso periodo del 36 per cento. Il gruppo guidato dall'amministratore delegato Giovanni Castellucci ha però realizzato opere addizionali per circa 3 miliardi di euro, un ammontare superiore al 100% dei ricavi annui da pedaggio. Senza dimenticare che in questo periodo gli investimenti hanno consentito ad Autostrade per l'Italia di diminuire il tasso di mortalità sulla propria rete ai minimi in Europa e di aumentare l'occupazione.
Se si confrontano le tariffe italiane con quelle degli altri Paesi europei, si scopre inoltre che sono le più basse, sia per i veicoli leggeri che per quelli pesanti. In Italia, infine, settori con un'elevata presenza pubblica come energie e trasporti hanno sofferto incrementi dei prezzi ben superiori a quelli autostradali negli ultimi quindici anni. Quando si parla di soldi dei cittadini, però, le statistiche hanno un peso relativo seppur importante.

Tocca alla classe politica decidere quale tasto premere. Occorre scegliere tra un elevato livello degli investimenti (con molti benefici e lo svantaggio dell'incremento dei prezzi) e un taglio delle tariffe. L'importante è definire una scala delle priorità.

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