Anna Maria Greco
da Roma
Scoppietta di gioia la voce di Riccardo Pedrizzi. Alle 20,30 il Viminale parla di unaffluenza alle urne del 13,4 per cento e lui al telefono sinforma con la prefettura sui risultati della sua provincia, Latina. «Sono esaltanti - annuncia, trionfante, il presidente della Consulta etico-religiosa di An e membro dei comitati Scienza e Vita e Non votare-: appena il 10,51».
Allora, senatore, ha vinto Ponzio Pilato come dice Giovanna Melandri?
«Forse ha invece vinto lItalia profonda e seria, cosa che non ha capito qualche amico del mio partito. La gente, in questo momento di grandi preoccupazioni, la puoi convincere ad essere unita solo sui valori».
Si riferisce a Gianfranco Fini?
«Certo, perchè non ha capito la lezione americana: Bush lo davano perdente e lui ha puntato la campagna elettorale su religione, aborto e gay. Così ha ottenuto uno stacco mai visto dal suo avversario. Percentuali di questo tipo sullaffluenza al voto dimostrano che è stata recepita la nostra campagna per lastensionismo. La fetta fisiologica di chi non va alle urne è del 25 per cento ma se qui si sale, come pare, al 45, con unaffluenza al di sotto del 30 vuol dire che abbiamo colto nel segno».
Secondo lei ha pesato di più lappello religioso o quello politico al non voto?
«Il referendum non è lo strumento più adatto per affrontare una problematica con implicazioni etico-religiose così importanti. E, dal punto di vista politico, si è compreso che una vittoria dei sì avrebbe aperto un varco ad una deriva zapateriana. Infatti, i Ds si sono impegnati a tappeto nella campagna per i 4 sì, con la Cgil e tutta la sinistra ortodossa, compresi i cristiano-sociali che non hanno avuto dubbi, come altre volte».
Vuol dire che adesso devono accettare la sconfitta politica?
«Certo, infatti Fassino ha già messo le mani avanti dicendo che anche se il referendum non passerà si deve ridiscutere la legge in Parlamento».
E in An che ripercussioni ci saranno? Se il quorum non si raggiungerà metterete in discussione la leadership di Fini?
«Se verranno confermati i risultati di oggi vorrà dire che lanima della destra è nei valori della difesa della vita dal concepimento alla morte naturale e della scienza al servizio delluomo. Non contestiamo Fini come nostro leader, ma lui dovrà tener conto del risultato del referendum. I suoi amici dicevano che lelettorato è più avanti della gerarchia, invece la lezione è che cè identità tra gli orientamenti degli elettori e la classe dirigente di An che si è espressa per lastensione. In pratica, questi sono i valori di tutti nella destra».
E se non sono gli stessi valori di Fini come può rappresentare il partito?
«La sua leadership non è assolutamente in gioco, perchè dipende da una serie di circostanze e nessuno discute il fatto che sia stato lui a portare la destra dallisolamento al governo. Cè però da ridiscutere la politica del partito su questi temi, anche in vista del programma del nuovo soggetto unitario. I nostri valori sono quelli prevalenti anche in Fi e nellUdc e questo aiuterà a coagulare le forze su una piattaforma comune. Su questi temi, poi, ci potranno essere alleanze trasversali, vista la posizione forte di Rutelli nella Margherita e dellUdeur».
Pensa a quando in Parlamento si ridiscuterà della legge 40?
«È già previsto che alla fine dei 3 anni di sperimentazione ci sia un confronto sul funzionamento della legge, sulla base dei dati dei vari centri e delle nuove acquisizioni della scienza, ad esempio sulla sperimentazione sui gameti che supererebbe la questione delle staminali embrionali. E allora si deciderà che cosa aggiustare».
Lei ha parlato di «referendum di Erode»: erano necessari toni così accesi?
«Ho solo chiamato le cose con il loro nome, denunciando la visione faustiana della vita che cè dietro i 4 quesiti. Il fatto è che la verità, brucia. Ma, a quanto sembra, la mia linea paga».
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