Nei giorni scorsi a Roma, al ministero del lavoro, è stato firmato un accordo di cooperazione strategica per una maggiore attenzione nel mondo del lavoro, alle esigenze delle persone colpite dal cancro. Laccordo è stato sottoscritto da Francesco De Lorenzo, presidente della Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo) e da Alessandra Servidori, consigliera nazionale per le pari opportunità.
De Lorenzo ha illustrato le finalità di questo accordo che intende sviluppare i principi di uguaglianza, di pari opportunità, e di non discriminazione dei malati neoplastici. Le oltre 500 associazioni di volontariato oncologico aderenti alla Favo, effettueranno progetti per sensibilizzare, informare e formare, in modo da rendere effettiva e concreta l'applicazione delle norme in materia di politiche per la promozione delle pari opportunità. Saranno inoltre realizzate attività mirate al sostegno dei lavoratori neoplastici e di coloro che si prendono cura ed assistono i loro familiari. Queste attività verranno coordinate sul piano nazionale per sviluppare la conoscenza delle patologie neoplastiche presso i malati ed i loro familiari. Sono sempre più numerosi i pazienti oncologici che, grazie allefficacia delle cure, convivono per anni con la propria malattia e si avvertono, di conseguenza, specifiche esigenze per la loro tutela nei posti di lavoro. La Favo da anni si batte per il riconoscimento dei diritti del malato oncologico e questo accordo si inqudra proprio in questa sua attività. In occasione della prossima VI Giornata nazionale del malato oncologico (13-19 maggio), una apposita sessione sarà dedicata alle proposte operative da mettere in campo. Sul piano europeo la Favo ha contribuito a far comprendere lesigenza di misure più organiche per combattere il tumore del colon-retto, prima causa di mortalità nell'Unione europea, seconda solo al cancro al polmone nell'uomo ed a quello al seno nella donna. Molte delle morti per cancro al colon-retto potrebbero essere evitate con diagnosi precoci. Solo 12 Stati all'interno dell'Unione oggi attuano programmi di screening sulla popolazione.
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