Più crescita negli Stati Uniti: l’euro scivola a 1,3140 dollari

Rivisto al rialzo il Pil del terzo trimestre (da + 1,6 a + 2,2%). Meno certo un taglio dei tassi

Rodolfo Parietti

da Milano

Le valutazioni sostanzialmente positive sulla crescita economica Usa fatte martedì dal presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, hanno trovato conferma ieri nella correzione al rialzo della prima stima relativa al Pil del terzo trimestre, rivisto al 2,2% rispetto al precedente più 1,6%. Merito dei forti investimenti effettuati, in grado di diluire il peggior declino degli ultimi 15 anni del comparto delle abitazioni. L’aggiustamento del prodotto interno lordo è stato di ampia portata, inatteso dagli analisti (il consensus puntava su un’espansione attorno all’1,8%) e con immediati riflessi valutari: l’euro è stato costretto alla frenata, e dagli oltre 1,32 dollari toccati l’altro ieri è scivolato fino a 1,3140.
La reazione dei mercati dei cambi è stata da manuale: il miglior passo di crescita degli Usa rimescola infatti le carte sulle prossime mosse di politica monetaria da parte della Fed, rendendo di fatto meno sicura l’attuazione di un taglio dei tassi nella primavera del prossimo anno. Bernanke, del resto, era stato piuttosto chiaro martedì nel ricordare sia l’impatto tutto sommato non dirompente della crisi del settore immobiliare e le capacità di pronta ripresa dell’economia, sia i pericoli legati a un’inflazione su livelli di guardia. Due elementi cruciali, tali da rendere per nulla scontata l’evoluzione del costo del denaro negli Stati Uniti.
Il Beige Book di ottobre, diffuso nella serata di ieri, ricalca nelle sue linee essenziali l’ultimo intervento di Bernanke, sottolineando la crescita moderata nella maggior parte del Paese malgrado il rallentamento del mercato del mattone. La Fed nota la «flessione generalizzata delle vendite di case» rilevando anche una flessione dei prezzi in alcune regioni. Proprio ieri, il dipartimento al Commercio ha comunicato che la vendita di nuove case sono calate in ottobre del 3,2% dopo il rialzo di settembre (più 3,7%). Eppure, afferma la banca centrale Usa nel Beige Book, il ritmo dei consumi rimane positivo e le prospettive del commercio al dettaglio per le festività sono cautamente ottimistiche. Nel terzo trimestre, tra l’altro, la spese dei consumatori sono aumentate a un ritmo annuale del 2,9%, una percentuale di crescita inferiore rispetto al 3,1% della lettura preliminare, mentre nettamente superiore è stata la dinamica dei profitti aziendali, saliti del 4,6% contro il più 0,6% stimato un mese fa.


Se la robusta correzione al rialzo del Pil relativo al periodo luglio-settembre dissolve i timori recessivi, la reazione immediata dei mercati non cancella completamente le attese di un allentamento della politica monetaria il prossimo anno. Che già da oggi potrebbero riportare sotto pressione il dollaro.

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