Già Daniel Pennac in Come un romanzo, libro cult sullavviamento alla passione per la lettura, si chiedeva come mai i bambini, anche i più appassionati di storie, arrivati a scuola cominciassero ad odiare la lettura. Era il 1993, e solo da poco il mondo degli adulti (narratori, editoria, scuola) si rendeva conto di come spesso ciò che si immaginava giusto per i ragazzi fosse invece letale per il loro interesse alla lettura. Chi oggi ha più di quarantanni ricorderà con fastidio le interminabili ore di «narrativa» alla scuola media, quando un libro veniva diluito e annacquato in una lettura che durava mesi, o anche tutto lanno scolastico. E poi, per ogni capitolo, venivano proposte le «schede di interpretazione» o di «comprensione del testo» che sezionavano vicenda e personaggi, togliendo ogni vita ed emozione. Certo, lintento era ottimo: aiutare i ragazzi a capire il senso della narrazione, cogliere le sfumature dei personaggi. Ma come si può «insegnare» ad apprezzare il bello? Solo con unabitudine che coinvolga sempre più. Non è perciò solo un luogo comune dire che la scuola fa odiare i libri. O meglio non lo era fino a qualche tempo fa.
Poi, dalliniziativa personale di insegnanti più sensibili alle richieste dei ragazzi, è cominciata una nuova concezione della lettura. Lettura come piacere. Abbandonate le finalità educative, ci si è posta la semplicissima domanda: cosa piace ai ragazzi? Perché a scuola odiano il libro di narrativa e poi leggono sottobanco gialli o Piccoli brividi? La risposta è apparsa semplice: perché vogliono divertirsi e fantasticare. Per far amare la lettura è necessario partire dalle loro passioni, e da qui stimolare la curiosità in modo da spingerli anche verso altri tipi di letture.
Belle parole, si potrebbe dire, addirittura ovvie, ma qual è il metodo migliore per fare di un libro un mezzo di conoscenza oltre che di divertimento? Intanto, scegliere i testi da proporre. Negli ultimi decenni la narrativa per ragazzi ha registrato unimpennata nella qualità. Romanzi avvincenti, personaggi credibili, vicende sostanziose hanno preso il posto dei bamboleggiamenti e delle tirate moralistiche di soli quarantanni fa. Poi resta sempre fondamentale lazione dellinsegnante.
In proposito si segnala la riedizione del volume Il piacere di leggere e come non ucciderlo di Aidan Chambers, uscito tra i manuali dellEditore Sonda (pagg. 190, euro 14,50), con ricchi aggiornamenti riferiti in particolare ad esperienze presso scuole italiane. Vengono suggerite varie strategie di interazione tra insegnante e bambini, soprattutto di dialogo, confronto di idee, commento. È ormai accettato il decalogo dei diritti del lettore, stilato da Pennac, ma se un libro (o una parte del libro) ha annoiato, si indaghi il perché, si inviti il bambino a spiegare, in modo da orientare meglio le scelte successive. Lo stesso se il libro è piaciuto, se un personaggio è simpatico. Ma non si insista troppo nel chiedere dettagli: un libro piace o annoia. A volte non cè molto da aggiungere.
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