C'è un solo condominio in Europa in cui non si litiga, si trova al confine tra Francia e Spagna. Per i francesi si chiama île des Faisans, per gli spagnoli Isla de los Faisanes e per i baschi, visto che qui nei fatti siamo nel territorio dei Paesi Baschi, Konpatzia. Con un nome così si sarebbe portati a pensare che sia una di quelle antiche riserve di caccia che di questi tempi diventano presto agriturismi quasi di lusso specializzati in cacciagione. E invece si tratta di una eccezione geopolitica: un'isola piccola, circa 3mila metri quadrati, amministrata insieme da due Paesi, Francia e Spagna. Fisicamente l'isola si trova all'altezza delle cittadine di frontiera di Irun e Hendaye, proprio nel bel mezzo del corso del fiume Bidassoa che sfocia nel golfo di Biscaglia e segna da secoli il confine tra i due Paesi.
L'eccezionalità giuridica risiede nel fatto che è l'unico lembo di terra del pianeta in cui la cui sovranità non è esercitata in modo congiunto, come per esempio accade ancor oggi nell'Artico o come è stato fino al 1945 sull'isola di Sakhalin con russi e giapponesi, ma alternato. Sei mesi Madrid, sei mesi Parigi: la stessa logica di una multiproprietà ma con due soli inquilini. Una convivenza che dura da secoli. E che ogni 31 gennaio e 31 luglio vede il cambio della guardia, autunno e inverno gli spagnoli, primavera e mezza estate i francesi. Anche se l'assetto attuale dell'alternanza è quello stabilito dal trattato di Bayonne del 1856, la storia del condominio dell'isola dei Fagiani va avanti dal 7 novembre del 1659. Il giorno in cui, dopo tre mesi di trattative portate avanti dal cardinale Mazzarino e dallo spagnolo don Luis de Haro, venne firmata la pace dei Pirenei che segnò una volta per tutte il confine franco-spagnolo. Confine che corre lungo lo spartiacque geografico dei Pirenei e al cui centro si trova l'isola.
Allora la pace giunse dopo un trentennio di guerre che si rincorrevano in tutto il Continente, e la scelta dell'isola per tenere la lunga conferenza di pace non fu per nulla casuale. Nei secoli precedenti era stata utilizzata come territorio neutrale per scambi di prigionieri e incontri di futuri sposi. Nel 1526 François I, prigioniero da Carlo V, venne rilasciato in cambio di due figli del sovrano spagnolo, e lo scambio avvenne qui. E sempre qui, nel 1615, avvenne il fidanzamento ufficiale tra l'Infanta Anna d'Austria, figlia di Filippo III di Spagna e promessa al futuro Luigi XIII ed Elisabetta, figlia del Re di Francia Enrico IV, e destinata ad andare in moglie a Filippo IV di Spagna. O ancora nel 1722, quando la principessa Maria-Anna Vittoria infante di Spagna e futura moglie del re Luigi XV re di Francia viene «scambiata» con Luisa Elisabetta d'Orléans, figli del reggente e destinata ad andare in moglie al futuro re di Spagna, Luigi I. Insomma, un luogo piccolo ma decisamente importante. Anche se Victor Hugo ne rimase piuttosto deluso. Durante una sua esplorazione del golfo di Biscaglia fino a San Sebastian, la descrisse dicendo che non era altro che un «pezzetto di terra verde. Con una vacca e tre anatre al posto dei fagiani: comparse affittate senza dubbio per interpretare il ruolo dei fagiani per la soddisfazione dei passanti».
Passanti che oggi come allora sull'isola non possono mettere piede. Non ci sono ponti che collegano le sponde, all'epoca delle firma del trattato vennero costruiti in legno, poi demoliti. Anche se, va detto, la Bidassoa non è certo un gran fiume e dunque, quando la marea è bassa e la stagione favorevole sull'isola si potrebbe arrivare anche a piedi. Ma l'accesso è interdetto da un secolo e mezzo. Sull'isola comunque non c'è nulla da vedere. Le strutture dove si tennero i colloqui di pace del XVII secolo vennero smantellate e l'unico monumento è una stele di pietra che ricorda l'evento posta nel XVIII secolo. Non solo. Sull'isola non sventola nessuna bandiera visibile. Si è deciso di comune accordo di evitare di issarle: avrebbe creato un pretesto per gli indipendentisti baschi che non aspettano altro di sostituire ogni drappo giallo e rosso con la loro Ikurrina bianca, rossa e verde. La decisione è stata presa qualche anno fa dal delegato spagnolo che amministra legalmente il territorio.
Sulla carta ha il pomposo titolo di Viceré dell'isola dei Fagiani. Quello francese si chiama Christophe Merit, ha 48 anni, lavora per la Marina ed è il responsabile della base navale di Bordeaux. E probabilmente è anche l'unico cittadino della giacobina Repubblica francese che ancora può fregiarsi di un titolo nobiliare senza vergognarsi. I francesi lo fanno per non essere da meno dei vicini spagnoli: l'omologo comandante della Marina della base di Hondarribia a San Sebastian, Isidoro Junguito, lui si è Viceré del suo Re. E per via del suo ruolo viaggia addirittura con un auto blindata. Eppure amministrare l'isola non costituisce certo un grande impegno: c'è solo da tagliare l'erba, di tanto in tanto potare gli alberi e vigilare che a nessuno venga in mente di campeggiarci.
Neanche la cerimonia del passaggio di sovranità richiede troppi sforzi. Qualche anno fa il Viceré francese organizzò una manifestazione in grande, con 50 invitati. Sei mesi dopo l'omologo spagnolo si limitò a un burocratico scambio di firme. Inutile spendere soldi per una pura formalità che non interessa più a nessuno. Così l'estate scorsa il passaggio di consegne è avvenuto addirittura per mano dei sindaci delle due città, senza tanti fronzoli. Il Viceré francese era in vacanza. Forse a caccia di quei fagiani che non si trovano sull'isola dei Fagiani.
Anche perché pare almeno secondo una vulgata romantica che la denominazione non si riferisca ai volatali, ma sarebbe una contrazione di «faiseurs de paix», costruttori di pace. Quella che regna da oltre tre secoli su questo insolito condominio.
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