Pirati della strada Sit-in di protesta per lo sconto di condanna a Lucidi

Pirati della strada Sit-in di protesta per lo sconto di condanna a Lucidi

«Giudici, basta sottovalutare il reato e il danno!» I rappresentanti delle sedi italiane dell’Associazione italiana familiari e vittime della strada (Aifvs), con i giovani del «Comitato XVII», ieri hanno manifestato davanti alla Città giudiziaria di Roma per protestare contro la sentenza con cui la Corte d’assise d’appello ha derubricato da «doloso a colposo» l’omicidio di Alessio Giuliani e Flaminia Giordani, uccisi da un pirata della strada, dimezzando la pena.
I due fidanzati furono travolti il 22 maggio 2008, in un incrocio di via Nomentana, da una Mercedes guidata da Stefano Lucidi, condannato in primo grado a 10 anni di carcere. Una pena che il 18 giugno scorso in appello è stata ridotta a 5 anni.
«Vogliamo che i giudici pongano fine alla sottovalutazione del reato - ha detto la presidente Aifvs, Giusepppa Cassaniti Mastrojeni - discriminando le vittime a favore dei colpevoli. Hanno utilizzato un potere arbitrario partendo sempre dal minimo della pena. Se continuano così amministrano la giustizia non in nome del popolo italiano ma in nome di chi delinque sulla strada. In Italia gli incidenti devono essere indicati come crimini stradali e chi li compie come un criminale». «Queste manifestazioni - ha detto Gianmarco Cesari, legale dell’Aifvs - rappresentano l’indignazione della società civile per un’ingiustizia esemplare. È stata una sentenza pericolosa perché deresponsabilizza la criminalità stradale; noi la porremo al vaglio della Corte di Cassazione».
«Ho strappato la scheda elettorale perché non mi sento più italiano - ha commentato Sergio Giordani, il papà di Flaminia, che ieri ha preso parte alla manifestazione - non mi sento più tutelato dalla nostra giustizia. Non posso accettare che Lucidi fra poco uscirà dal carcere e si siederà su un divano a vedersi la tv, mentre mia figlia è sotto terra. È inaccettabile tutto questo». La moglie, Teresa Chironi, si è detta fiera dei giovani che hanno partecipato alla protesta. «È partita da loro, da persone che non conoscevano mia figlia e il suo fidanzato - ha proseguito la donna -. Sono loro che rappresentano un futuro migliore- Oggi registriamo nuovamente un fattore emotivo di rabbia e protesta contro una giustizia che non esiste e che ha colpito soprattutto i giovani. Spero che tutto questo sia di esempio per tutta la gente perbene che vuole mostrare il suo sdegno per strada e non nelle loro case. Siamo abituati a dirci le cose solo in cuor nostro: se andiamo per strada, il messaggio di indignazione arriva a chi di dovere e parla in nome del popolo italiano».
Al sit-in c’era anche il senatore del Pdl, Stefano De Lillo. «C’è un’indignazione sempre più diffusa contro i criminali della strada - ha sottolineato - contro chi conduce in maniera irresponsabile mezzi che sono in grado di farlo, e credo che la sentenza della Corte d’Assise d’Appello non faccia giustizia su questo omicidio». Per De Lillo l’assunzione di alcol o droga non possono essere considerati come un’attenuante in caso di incidenti con vittime, ma semmai come aggravanti. «Alterano la percezione e l’abilità alla guida e questo può giustificare la non volontarietà dell’omicidio - ha proseguito il senatore - ma non l’atto che lo provoca, cioè il mettersi irresponsabilmente al volante costituendo un pericolo per sé e per gli altri.

Dato l’aumento di comportamenti di questo genere, chiaramente documentato dalla incisiva azione preventiva delle forze dell’ordine con un numero crescente di fermi e ritiri della patente ma anche, purtroppo, da numerose vittime, credo che su questo aspetto chi giudica abbia il dovere di fare per primo un atto di coraggio».

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