Le Pm milanesi eroine femministe del popolo rosa

Roma Il nemico è lui, il Sultano. Quel Silvio Berlusconi che paragonano a Mubarak, Gheddafi o Ben Ali per infiammare piazza del Popolo. Sui manifesti c’è la sua foto dietro le sbarre e la frase: «Vogliamo vederti così». Tante scritte con i punti esclamativi: «Basta!», «Dimettiti!», «Nudo o vestito per noi sei finito!». Le eroine che si contrappongono al premier dai manifesti sono magistrati come Ilda Boccassini e Anna Maria Fiorillo. «Un grande grazie a due donne come noi», dice il cartello. E impazzano i riferimenti alle notti di Arcore: «Ci Ruby il futuro», «Sono la nipote di mio zio», «Cervelli in fuga dal bunga bunga».
La manifestazione per la dignità della donna intitolata «Se non ora quando?» è annunciata come civile e non politica, ma nei fatti è violentemente contro Berlusconi e il suo governo. Un governo, attacca dal palco la segretaria generale Cgil Susanna Camusso, che «ha sempre fatto una politica contro le donne, ma la misura è colma!».
È gremita Piazza del popolo, di tante donne, ma anche uomini, ragazzi e bambini che invadono parte delle vie del Tridente, si affacciano dalla terrazza del Pincio e dalle rampe che vengono dal lungotevere. Tra un intervento infuocato e l’altro una delle organizzatrici, l’attrice Angela Finocchiaro, getta in premio alla folla i dati della partecipazione nelle altre 290 piazze in Italia e all’estero. «Siamo più di un milione nel mondo. Ci siamo appena contate», annuncia sul finire. Esplodono tra la folla urla e applausi.
Che le donne conquistino il Parlamento per salvare lo Stato dal declino, come nell’opera di Aristofane? Questa folla postfemminista, tanto variegata e contraddittoria per la verità, sembra convinta che farà cadere il leader dai quasi tre milioni di preferenze.
«Non ti permetteremo di farci fare un salto indietro di 80 anni», avverte un cartello. Ma c’è molta aria d’antico nelle scritte dipinte sulle guance delle ragazze, nelle mimose che anticipano la Festa della donna, nelle musiche della sacerdotessa del rock Patty Smith, nei discorsi contro il potere maschilista e il sesso comprato, per l’emancipazione e la libertà del proprio corpo. Lunetta Savino recita brani dei «Monologhi della vagina» (quella sua, esordisce, è «arrabbiata»). Un’altra relatrice ripete i dati sul lavoro delle donne sottopagato e sottoapprezzato, lontano dalla parità dei sessi. «Vogliamo che faccia carriera chi esce da una scuola per dirigenti, non dal letto sfatto di un politico». Di escort e puttane si parla molto sugli striscioni.
Ma niente accuse di puritanesimo per chi combatte il premier usando la sua vita privata. Sul palco sale anche una donna di destra, come Giulia Bongiorno del Fli e dice: «Questa non è una piazza di moralisti, come ha detto qualcuno. È un modo per sminuire la vostra presenza qui. Si ha paura di voi».
Scende in campo una piccola suora col velo grigio e diventa l’eroina della piazza. Perché Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata, ha grinta da vendere. «Spesso la donna viene considerata solo per la bellezza e non per i suoi valori. Non ne possiamo più di questo mondo maschilista». Tra la sorpresa di tanti presenti, parla con passione di «nuove schiave» e di prostituzione, di politica malata e di donne che devono farsi «protagoniste di un futuro diverso».
Vuol far cadere il governo, ma è senza bandiere di partito la manifestazione organizzata oltre che da Cgil e Unità da attrici e registe come Francesca e Cristina Comencini, Francesca Izzo e Isabella Ragonese. Niente girotondi: Nanni Moretti è seminascosto tra la gente. I politici restano in secondo piano. Ma ci sono, al gran completo. Nel retropalco la presidente del Pd Rosy Bindi, sembra una vera femminista quando dice: «Il movimento non si fermerà. Il Paese merita di più e lo avrà grazie alle donne». Ci sono Anna Finocchiaro, Dario Franceschini, Livia Turco. «Berlusconi da tempo dovrebbe andarsene ed è quello che gli chiedono queste piazze», dice il segretario Pier Luigi Bersani al fianco della moglie. Walter Veltroni, tra figlia e consorte: «Queste persone vogliono girare pagina». E il presidente della Provincia Nicola Zingaretti: «È una giornata di riscatto per tutta l’Italia». Più lontano, seduto al bar, Fausto Bertinotti beve un caffè con la signora Lella. Le piazze piene antiberlusconiane esaltano un’opposizione incerta e divisa.

«Le donne - dice Romano Prodi - hanno dato un grande segnale al risveglio dell’Italia». Le organizzatrici portano il corteo sotto Montecitorio e pensano già all’8 marzo, poi ai nuovi «Stati generali delle donne italiane».

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