Sempre più italiani guardano all'estero come opportunità per uscire dalla crisi o mettere a frutto quel piano b che in patria difficilmente trova spazio. Non si tratta di casi isolati, ma di un vero e proprio fenomeno in costante crescita. «Il numero di migranti internazionali ha conosciuto, negli ultimi decenni, una crescita eccezionale: era pari a 75 milioni nel 1965, a 105 venti anni dopo, ed è arrivato a sfiorare i 175 milioni all'inizio del Ventunesimo secolo, per poi raggiungere i 222 milioni nel 2010 e i 244 nel 2015», conferma Laura Zanfrini, docente di Sociologia delle migrazioni all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Non fanno eccezione i cittadini italiani che, complici la disoccupazione e una pressione fiscale spesso soffocante, scelgono di andare via.
«Durante questa infinita recessione non solo si sono perse centinaia di migliaia di posti di lavoro, ma la struttura dell'occupazione in Italia ha conosciuto un riallineamento verso il basso - prosegue l'esperta -, sono così cresciuti gli impieghi a bassa qualificazione e a bassa retribuzione. Ancor più che con l'assenza di meritocrazia, occorre dunque fare i conti con un degrado complessivo della qualità dell'occupazione». Si tratta di un quadro che offre poche occasioni tanto ai giovani quanto ai meno giovani. E infatti ci sono anche tanti over 50 fra gli emigranti del nuovo millennio. «In questo caso le motivazioni lavorative ed economiche si sommano con il desiderio di cambiare vita. Oggi i cosiddetti adulti inediti sono consapevoli che la vita può ricominciare a 50 anni e, specie quando si tratta di lasciarsi alle spalle un lavoro insoddisfacente o una relazione fallimentare, andare altrove può essere un'ottima strategia per fissare, dal punto di vista pratico ed emotivo, un vero spartiacque col passato».
Ma in che modo la nuova emigrazione si distingue da quella del secolo scorso? «È cresciuta innanzitutto la quota dei migranti ad alta qualificazione, ma soprattutto delle donne che vanno via da sole - va avanti Zanfrini -. Inoltre è salita la quota dei soggetti non più giovani, che hanno il coraggio di lasciarsi tutto alle spalle». Fra i Paesi più gettonati dagli italiani c'è proprio l'Argentina. «Tra il 1876 e l'inizio del nuovo secolo sono stati oltre 800mila gli italiani che si sono trasferiti in questa nazione - ricorda -. Addirittura sono stati un milione 800mila quelli che ci sono andati dall'inizio del '900 fino alla vigilia della prima guerra mondiale. Si spiega così come l'Argentina sia divenuta una delle regioni italiane più popolose al mondo». Che continua ad attrarre tantissimi connazionali.
Eppure occorre stare attenti: «Il rischio dal quale bisogna proteggersi è quello di rincorrere il mito
dell'eldorado, senza una chiara consapevolezza non solo delle proprie capacità, ma anche dei propri reali desideri e progetti - conclude l'esperta -. Bisogna essere capaci di governare le transizioni, e di non farsi travolgere mai».DU
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