«Una politica a misura d’uomo»

«Bisogna rimettere al centro l’uomo. Solo così la politica può tornare a essere al servizio dei cittadini, fondandosi sul principio di sussidiarietà». L’ultimo sabato di campagna elettorale di Gianni Alemanno comincia con il convegno organizzato dalla Compagnia delle Opere, dal titolo «Una politica al servizio della persona e del bene comune». Un incontro a cui, oltre al candidato sindaco del Pdl era presente anche il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Proprio rivolgendosi al governatore lombardo Alemanno ha spiegato che «copiare le cose giuste della Lombardia per noi è un modello di governo locale». Poi un riferimento alla politica che «in questi anni si è spesso avvitata su se stessa commettendo due errori e cioè lasciandosi andare alla tentazione ideologica o basandosi sull’idea che si debba solo risolvere i problemi». Il candidato sindaco del Pdl abbandona lo scenario nazionale, per far riferimento alla sua città. «A Roma - spiega Alemanno - bisogna creare la Welfare community presente anche nel programma di Veltroni ma che lui non ha realizzato. Infatti, invece di dar spazio alle esperienze buone, come per esempio il banco alimentare, ha cercato di mettere le mani su tutto innescando un circolo vizioso che non rende possibile dare risposte alla città».
Nel pomeriggio per Alemanno il bagno di folla nella piazza del Pantheon, per la festa organizzata dai giovani del Popolo della Libertà, dove erano presenti anche Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Centinaia di ragazzi arrivati nella capitale hanno riempito la piazza del cuore capitolino sin dalle prime ore del pomeriggio. Tanta musica, palloncini ovunque, 4 stand con i gadget del Pdl: dalle bandiere alle felpe, rigorosamente azzurri, con su scritto «Con Silvio presidente». «Una parte importante delle nostre speranze è riposta nei giovani - dice Alemanno dal palco. Vogliamo essere liberi di essere noi stessi e padroni a casa nostra. Serve una grande rivoluzione conservatrice che trasformi Roma e il nostro paese. Non c’è stato nessun progetto di rinascita nazionale in Europa che non sia stato legato alla rinascita della capitale».

É tardo pomeriggio quando il Cavaliere arriva nella piazza della Rotonda. «Veltroni lascia una Roma disastrata - tuona Berlusconi - con 9 miliardi di euro di debiti e nella quale le consulenze sono aumentate del 243%». Ed è subito festa sulle note dell’inno: «Meno male che Silvio c’è».

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